Tra Sharm El-Sheik e Bali si decide il futuro del pianeta
Siamo a metà della seconda settimana della COP27 di Sharm El-Sheik. I negoziati continuano, ma molto a rilento, sono parecchi gli angoli da smussare. La Presidenza egiziana ha promesso di mandare tutti a casa venerdì con un testo finale, ma ormai ci credono in pochi e si riflette se il volo preso mesi fa per sabato o domenica non sia stata una scelta sbagliata. Vedremo.
Tuttavia, sembrano intravedersi i pilastri su cui le parti possono costruire un accordo.
La presidenza egiziana ha nominato coppie di ministri per guidare le discussioni politiche sulle questioni critiche del pacchetto. Ha inoltre pubblicato un primo documento non ufficiale che delinea i potenziali elementi per le decisioni di copertura e che ha visto le parti sollecitare una modalità di lavoro accelerata.
Ci sono alcuni segnali positivi, anche se limitati, di progresso in alcuni negoziati come il programma di lavoro sulla mitigazione. Quello che mancano sono le decisioni politiche. Infatti, per ottenere risultati ambiziosi sarà necessaria una significativa iniezione di energia politica nei negoziati.
Una coalizione di Paesi nord-sud allineati su priorità ambiziose in materia di perdite e danni, mitigazione, adattamento e finanza potrebbe essere la chiave per giungere ad un accordo. In passato, cordate di paesi che si uniscono su una posizione negoziale sono state fondamentali per avanzare spediti verso un accordo.
Si registrano segnali positivi di disponibilità a cambiare posizione come quelli della Nuova Zelanda (“Don’t and won’t oppose a loss and damage fund”) e dell’UE (“Committed to taking concrete measures to address the gap in Loss and Damage, including new funding arrangements”).
Il G20 a Bali
Oggi però l’attenzione è rivolta verso l’Indonesia, in particolare a Bali, dove oggi si è concluso il vertice dei Capi di Stato e di Governo dei Paesi G20. Un momento chiave per dare lo slancio politico – di cui sopra – alle negoziazioni delle parti. In un contesto internazionale complesso, conseguente all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, e caratterizzato dall’evidenza degli impatti del clima e da un’instabilità economica che colpisce tutti i paesi del mondo, i paesi G20 riconoscono la propria responsabilità nel cercare innanzitutto la pace e la cooperazione. Parlando di clima, i Leader G20 concordano sulla necessità di fare passi avanti sulle questioni chiave della COP27, comprese le perdite e i danni, e l’accelerazione sulle energie pulite, evidenziando che non c’è più spazio per nuovi combustibili fossili nell’economia globale.
I paesi G20 ribadiscono i risultati del G20 di Roma del 2021 e della COP26 con la volontà di “aumentare urgentemente le ambizioni in materia di mitigazione e adattamento” nonché di finanziamenti a perdite e danni. I leader G20 hanno ribadito la necessità rivedere gli impegni nazionali esistenti per allinearli agli obiettivi dell’Accordo di Parigi. E questa non è cosa da poco.
Importante la riaffermazione dell’impegno a rispettare il limite di 1,5°C, riconoscendo che se l’aumento della temperatura media sarà contenuto entro tale limite, minore sarà l’impatto degli effetti del cambiamento climatico. L’insicurezza e la volatilità dei combustibili fossili, gas in primis, sta provocando un forte impatto su famiglie e imprese e che quindi la soluzione consiste nell’accelerare la transizione verso un’energia pulita e sicura.
Un risultato, quello ottenuto a Bali, che non era affatto scontato. Sarà sufficiente e utile per dare linfa alla definizione di un testo finale della COP ambizioso e rispondente alle aspettative?
Come misureremo l’ambizione del testo finale della COP27?
Innanzitutto dalla sua capacità di cogliere la richiesta politica, da parte dei Paesi africani (oltre ai paesi in via di sviluppo, ma questa è la COP africana e dovrebbe pesare sul risultato) per agende climatiche visionarie e trasformative, in particolare sulla riforma del sistema finanziario per sbloccare nuovi finanziamenti per il clima e lo sviluppo. E non parliamo di spiccioli, ma di concreti impegni finanziari con molti zeri.
Il testo finale dovrà riconoscere il divario nella realizzazione degli impegni a breve termine – riduzione delle emissioni, 100 miliardi di dollari, raddoppio dei finanziamenti per l’adattamento, perdite e danni. Prendendo come riferimento il Patto di Glasgow e tenendo fede al tema di questa COP come “COP africana” e “COP di implementazione”, il testo finale dovrebbe dare segnali di progresso sulle azioni utili a colmare le lacune esistenti evidenziate dai recenti rapporti scientifici.
I negoziati continuano, i caffè e le notti insonni quasi non si contano più. Speriamo sia tutto dimenticato alla lettura di un testo finale che favorisca significativi passi avanti nell’azione climatica.
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