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Aziende innovative, startup e giovani imprenditori si ritrovano a Bologna per Hi!Network

Mercoledì 29 novembre presso lo spazio Officina a Dumbo dalle ore 18 arriva Hi!Network, l’aperitivo di networking dedicato al mondo dell’innovazione, con founders, startups e investitori.

Tra gli speaker Lorenzo Viscanti, Founder e CEO di Mapendo, società bolognese pionera delle
tecnologie di intelligenza artificiale e Martina Domenicali, founder di Lexroom.ai, azienda che offre servizi di intelligenza artificiale per gli avvocati e content creator su Instagram.

Tutte le startup partecipanti, oltre alle occasioni di networking potranno confrontarsi con sessioni di interviste e stress tests condotte da Nicola Mei, CEO di Hi!Founders, esperto di Startup e LinkedIn Influencer.

Durante la serata ci sarà anche l’opportunità di approfondire come funziona il bando dedicato alle migliore idee imprenditoriali cooperative Coopstartup Change Makers

Per sapere cosa aspettarci abbiamo fatto due chiacchiere con Simone Martinelli di Hi!Founders.

Raccontaci che cos’è Hi!Founders


HiFounders è nata nel 2021 a Torino per rispondere a una precisa domanda che arrivava dal mercato. Al tempo Google, ci chiese di fare una ricerca sul mondo delle startup per promuovere alcuni dei loro servizi cloud. Allora Nicola Mei, Daniele Mogavero e Giuditta Minucci che orbitavano già nel mondo start up italiane già da un paio di anni hanno fondato l’azienda per quella specifica attività. Io sono arrivato sei mesi dopo per occuparmi della parte di sviluppo aziendale e, dato che l’azienda era nata per un servizio singolo, ci siamo chiesti come sviluppare il resto.
Nel frattempo, Nicola Mei, il mio socio, che ha un ottimo seguito su LinkedIn pubblicando contenuti sul mondo delle startup, viaggiando per lavoro, ha iniziato ad organizzare dei piccoli meet-up tra startupper chiamati Hi-network.


Hi!Network è anche il nome dell’evento di Bologna. Di che cosa si tratta?


Sono eventi di networking che prima del mio inserimento in azienda contavano circa 30/40 persone e che oggi contano un giro di circa 250 persone tra sponsor, speaker e momenti formativi. Dentro ci sono anche enti pubblici che hanno dato il proprio supporto, proprio perché interessati a entrare in contatto con il mondo delle start up.
Sono eventi in cui cerchiamo di ragionare fuori dagli schemi. Sia per quello che proponiamo, sia per le location che scegliamo, che in passato sono state discoteche, ex cinema, teatri, ville in spiaggia. In questo modo rendiamo ogni occasione memorabile e facciamo sì che i nostri ospiti si ricordino di noi.


Qual è la più memorabile che avete fatto?


Io devo dire sempre che l’ultimo è il migliore, perché l’ultimo riesce sempre ad avere un qualcosa di più rispetto al precedente. Seguendo questo ragionamento, l’evento che abbiamo fatto a Pisa è stato un grande successo, anche se pure quello che abbiamo realizzato a Bari in riva al mare è stato davvero una bella esperienza. Come affluenza però i numeri più significativi li abbiamo raggiunti a Torino il 22 giugno quando siamo arrivati sopra i 220 partecipanti in una location bellissima, quella delle Officine Grandi Riparazioni.

Il vostro modello di business non ruota però attorno agli eventi


Gli eventi non rappresentano il nostro core business. Quello che ricaviamo lo usiamo principalmente per coprire i costi e per migliorare l’evento successivo. Quello che invece HiFounders si propone di fare è, sostanzialmente, velocizzare l’innovazione. Mettere in contatto gli investitori con le start up in maniera più efficace e più veloce perché oggi questo non viene fatto.


E se invece ti chiedessi qual è il vostro servizio di punta?


Sicuramente lo scouting. In altre parole, si tratta di provvedere a investitori, incubatori, ma anche a enti pubblici, un database di startup selezionate, filtrato a seconda della loro richiesta. E questo noi lo prendiamo dalla nostra community che intratteniamo con eventi, contenuti e programmi di investimento e di accelerazione che non facciamo noi, ma facciamo fare a chi lavora e orbita all’interno nostro ecosistema. Quindi in definitiva il nostro guadagno arriva mettendo in connessione questi due mondi.

Cosa dobbiamo aspettarci dalla serata a DumBo?


Domani sarà un grande evento dove ci aspettiamo circa 200 persone. Si inizia alle 18.00, poco dopo si parte con le startup interviews e lo stress test che consiste in una specie di prova in cui un investitore e un membro dei founder intervistano e mettono in difficoltà le start up che si sono candidate.
Le start up sono di qualunque genere, di qualunque settore e di qualunque dimensione. Dalle start up ancora non costituite a quelle che hanno già raccolto 2 o 3 round di investimenti, quindi che già hanno raccolto parecchi milioni. L’obiettivo è quello di metterle sotto pressione e fargli domande piccanti e, allo stesso tempo fornire un momento formativo sia per loro che per chi deciderà di assistere.
La serata ha lo scopo di fare networking, quindi di venire a scambiare idee di business, profili LinkedIn, parlare di progetti, sinergie, collaborazioni, trovare clienti, trovare co-founder, eccetera. La nostra forza è che coinvolgiamo sia il mondo corporate che enti pubblici, sia start up che professionisti.

Poi sarà la volta di quello che noi chiamiamo Innovation Tips, 6 relatori con 5 minuti a testa dove i nostri oratori selezionati forniscono delle pillole di imprenditoria e delle pillole di innovazione. Ci saranno storie di fallimento, storie di successo e delle vere e proprie brevi masterclass.
Con chi vuole, alle 22, alla chiusura dei lavori, andiamo pure a cena.


In generale come vedi l’ecosistema delle startup italiane?


Quando vai a confrontarti con Founder e investitori esteri, sai che l’Italia è sempre qualche step indietro. Ma non è una cosa che mi piace ribadire, perché io vedo dall’altra parte un ecosistema molto movimentato e molto variegato, quindi siamo molto positivi.
In Italia, ad esempio abbiamo un’associazione di settore come InnovUp, con cui collaboriamo, che si sta muovendo e che sta facendo grandi cose soprattutto in ambito legislativo e quindi sono molto fiducioso. Ovviamente quest’anno è stato uno degli anni peggiori da un punto di vista di investimenti nelle start up, però veniamo anche da un 2021-2022, con risultati macroscopici.
Dal mio punto di osservazione vedo storie di successo ogni giorno, come quella di Qomodo una startup formata da Gaetano De Maio, che è un imprenditore italiano con esperienza anche in Rocket Internet, un acceleratore e incubatore di start up famosissimo, e che ha raccolto 34 milioni e mezzo in pre-seed che è un record per l’Italia. Quindi direi che movimento c’è sempre ma dobbiamo sapere dove andare a vedere e come valorizzarlo.

Lasciamoci con una visione sul futuro


Ieri ho partecipato a questa assemblea di InnovUp, dove tanti relatori molto esperti hanno confermato quello che è la situazione italiana, un contesto in cui dobbiamo ancora attenerci tanto al governo e ai contributi nazionali, data la mancanza di infrastrutture di base nel nostro Paese. E quindi siamo sempre alla ricerca di fondi, bandi, iniziative a tassazioni facilitate, eccetera eccetera.
Questa è sicuramente è una parte che va sviluppata e quindi dobbiamo continuare a lavorare con gli enti pubblici.
Però in generale dobbiamo prendere più rischi. Sia gli investitori che le start up e non avere paura del fallimento, cercando di sviluppare un ecosistema che sia in linea anche con le skills del nostro paese.
Quindi Food, Tech Food, Turismo, manufatturiero ecc. perché comunque l’Italia è un grande paese con moltissime competenze.

Alla base c’è un approccio diverso al concetto di fallimento.


Esatto. In molti paesi esteri il fallimento è visto come un merito. Ci si chiede come valorizzarlo. In Italia, purtroppo, c’è ancora questa filosofia per cui se fallisci sei un fallito o una fallita.
Però ovviamente tutti devono iniziare e quindi il fallimento è dietro l’angolo. Lo dicono anche i dati: otto start up su dieci falliscono e solo una start up su dieci supera i cinque anni. Tuttavia, se non ci fosse nessuno che provasse, non ci sarebbe innovazione. Quindi provate, rischiate e se sbagliate ripartite dai vostri errori!

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