È morta Lucy Salani, la donna transessuale più anziana d’Italia
“Lucy Salani non c’è più. Lucy e il suo quasi secolo di vita. Lucy e i campi di concentramento. Lucy orgogliosamente trans. Lucy persona libera. […].”
Con queste parole apparse sulla pagina Facebook de I sentinelli di Milano, è arrivata la notizia della scomparsa, a quasi 99 anni, di Lucy Salani, conosciuta da tutti e tutte come la la donna transessuale più anziana d’Italia e una delle poche ad essere sopravvissuta alla deportazione nel campo di concentramento di Dachau.
La deportazione
Una vita straordinaria la sua, mai accettata dalla famiglia, ha vissuto gli anni delle guerra tra arruolamenti forzati, diserzioni, fughe e deportazioni. È stata prostituta, ballerina, tappezziera, fino agli anni ‘80 in cui si è trasferita Londra “per sottoporsi a un’operazione di riattribuzione del sesso, rifiutando di cambiare il proprio nome all’anagrafe”.
Quando venne processata dai tedeschi per diserzione, chiese ed ottenne la grazia e finì ai lavori forzati, da cui riuscì di nuovo a scappare, ma alla fine venne deportata a Dachau, il primo campo di concentramento istituito dal governo Nazional Socialista nel 1933.
Sugli anni della deportazione dirà in seguito “L’inferno di Dante in confronto è una passeggiata” e ancora “Vivere per me è un miracolo, sono già morta allora”.
La Turrita di bronzo
Il Comune di Bologna aveva scelto di conferirle l’estate scorsa la Turrita di Bronzo (una delle onorificenze civiche della città). In quell’occasione, durante una partecipata serata in Piazza Maggiore tutta dedicata ai diritti, era salita sul palco poco prima della proiezione di un estratto del film che racconta la sua storia C’è un soffio di vita soltanto dei registi Matteo Botrugno e Daniele Coluccini, che oggi di lei scrivono: “Lucy se ne è andata, ma il suo ricordo e la sua storia rimarranno scolpiti non solo nella memoria di chi, come noi, le ha voluto bene, ma anche nella memoria collettiva del nostro paese”.
Oggi sui social sono tanti coloro che vogliono dedicarle un ultimo saluto, come l’attivista e consigliera comunale Porpora Marcasciano che ha descritto Lucy Salani come un “simbolo incarnato dell’oppressione e della liberazione. Parte importante di una storia del paese, dei tempi, della comunità” o la vicesindaca del Comune di Bologna Emily Clancy che su Facebook ha scritto: “grazie Lucy, per quello che hai dato a me, ma soprattutto per l’esempio che hai rappresentato per tutta la città.”
In serata è uscito anche il comunicato di Arcigay che “auspica che la città di Bologna voglia dedicarle il giusto tributo”.
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