A lezione di mutualismo con Sara Horowitz
Sabato 16 luglio 2022, nell’ambito dell’Academy estiva dell’Alleanza delle Cooperative Italiane Giovani che si è svolta a Potenza nei giorni 14, 15 e 16 luglio, giovani cooperatrici e cooperatori provenienti da tutta Italia hanno avuto la preziosa occasione di ascoltare la lectio di Sara Horowitz che, a partire dal suo ultimo testo pubblicato negli Stati Uniti “Mutualism” (Random House, 2021) e dalla sua esperienza personale, ha illustrato la propria idea di rifondazione dell’economia e della società basata sul mutualismo.
Sara Horowitz è una fellowship di Ashoka, ex avvocato del lavoro e fondatrice di varie realtà di mutuo aiuto negli Stati Uniti tra cui la Freelancers Union, un’associazione sindacale fondata sulla pratica mutualista che riunisce lavoratori autonomi con il fine di ottenere servizi sociali e assicurativi e rappresentanza politica.
L’idea di invitare Sara Horowitz è nata dalla volontà di incontrare il suo pensiero sul nuovo mutualismo e confrontarlo, per cercare utili convergenze e sinergie con i modelli di cooperazione che sono stati approfonditi nelle due giornate di formazione precedenti i cui focus sono stati il rilancio delle aree interne attraverso la cooperazione e il mutuo aiuto, la sostenibilità e l’economia circolare.
L’incontro, che ha stimolato tante riflessioni e un notevole dibattito tra i presenti, si è dimostrato illuminante soprattutto perché ha fuso storia, memoria e futuro, con una particolare attenzione ai valori che ci contraddistinguono.
Secondo Sara Horowitz la storia d’Italia, e in particolare quella del movimento cooperativo italiano, rappresenta una vera e propria ispirazione per coloro i quali vogliono intraprendere una qualsiasi esperienza di mutualismo, sia in forma cooperativa che in altra forma associativa.
I tre principi cardine e i settori del mutualismo
Per giungere a una definizione completa ed esauriente di mutualismo, bisogna definire bene i tre principi che sono alla base della teoria:
- lo spirito solidaristico, che contraddistingue una comunità che condivide uno scopo ben definito (spesso di tipo sociale) oppure una comune passione o interesse, anche lavorativo, o uno stesso territorio con le sue problematiche (per esempio, un’associazione di lavoratori, un gruppo informale che condivide la passione per un hobby o una specifica attività da fare insieme, un gruppo religioso, una comunità che vive nelle aree interne, per riallacciarsi al tema dell’Academy);
- il meccanismo economico, in quanto la comunità sceglie – a seconda della tipologia o della finalità che si prefigge – il modello economico più adatto che le consente di sostenersi economicamente nel tempo senza il ricorso a forme di sostegno caritatevole (per esempio, quote di iscrizioni, sottoscrizioni, scambio di attività, scambio cooperativistico, scambio di servizi, promozione di attività di supporto all’esterno, banca del tempo);
- la visione di lungo periodo, un orizzonte temporale di lungo termine durante il quale lavorare sul cambiamento culturale e praticare il principio dell’intergenerazionalità attraverso la trasmissione delle conoscenze, delle competenze, delle abilità acquisite nel tempo da una generazione all’altra.
Le esperienze in cui viene principalmente applicato il modello mutualistico, o che richiamano la propria origine allo spiritico mutualistico, sono:
- le cooperative;
- i sindacati;
- le reti di mutuo aiuto, che – secondo Sara Horowitz – saranno quelle in cui le giovani generazioni – per background culturale, conoscenze acquisite, forma e modalità organizzative – potranno apportare un maggior cambiamento;
- i gruppi religiosi o le comunità di fede che, nel corso della storia, hanno contribuito allo sviluppo della società costruendo alloggi, scuole, università come in Italia ha fatto la Chiesa cattolica.
I riferimenti mutualistici di Sara Horowitz
Per meglio rappresentare il suo pensiero, Sara Horowitz ha riportato alcuni esempi di realtà che hanno fatto del mutualismo il proprio elemento fondante, a cominciare dalla propria esperienza familiare. Provenendo da un quartiere povero di New York, i suoi familiari hanno avuto l’idea di costituire una cooperativa di baby-sitting insieme ad altri amici di vicinato che offriva il servizio di assistenza ai bambini in cambio del denaro del gioco da tavola “Monopoli”: come risultato, attorno a quella cooperativa, si è creata una comunità in cui tutte le famiglie del quartiere erano amiche, ricevevano servizi e assistenza e, allo stesso tempo, tutti i bambini avevano l’opportunità di conoscersi e crescere insieme.
Il secondo esempio riportato è quello del nonno, ebreo emigrato negli Stati Uniti e operaio del settore tessile, che ha fondato l’International Ladies Garment Workers Union, sindacato che offriva alle lavoratrici, con metodo mutualistico, servizi di supporto per consentire loro di lavorare e guadagnare il salario.
Il terzo esempio è quello di Sidney Hillman, un riferimento culturale forte per Sara Horowitz, che nell’ambito della propria attività sindacale nell’Amalgamated Clothing Workers of America (settore tessile), ha avuto l’idea di convogliare tutte le quote sociali del sindacato in un fondo che, nel tempo, ha permesso di mettere a disposizione delle proprie associate prestiti bancari, sussidi economici, coperture assicurative e alloggi popolari, praticando l’idea del sindacalismo cooperativo e sociale (“social unionism”), molto diffusa negli ambienti sindacali americani degli anni Venti.
Altro esempio poco conosciuto in Italia è quello di Asa Philip Randolph, attivista per i diritti civili negli USA e fondatore della Confraternita dei facchini dei vagoni letto che ha lottato per il riconoscimento di un giusto salario per i diritti dei lavoratori afro-americani del suo settore.
In particolare, l’esperienza di A.P. Randolph per la promozione dei diritti della popolazione afro-americana viene vista da Sara Horowitz come esempio interessante a cui possono far riferimento le giovani generazioni che si impegnano, attraverso le proprie cooperative, nella promozione dei diritti primari nelle zone svantaggiate del nostro Paese, come le aree interne o le periferie, tema di dibattito dell’Academy di Potenza e di cui condividiamo i risultati.
In tutti questi esempi è possibile trovare un filo conduttore comune, sia dal punto di vista valoriale sia dal punto di vista storico, che viene individuato nel mutualismo e nel suo percorso di crescita e diffusione come soluzione ai problemi sociali, economici, culturali e di rappresentanza delle classi subalterne della società americana.
Da qui un invito a noi giovani che raccogliamo molto volentieri: è necessario ri-narrare la storia e le microstorie come queste (alle quali Horowitz aggiunge l’esperienza della Resistenza italiana durante la Seconda guerra mondiale) per coglierne il messaggio mutualistico e solidaristico, attualizzarlo e impegnarsi per la costruzione di esperienze neo-mutualistiche.
Risulta quindi necessario, anche in relazione alla realtà italiana, sottolineare una differenza tra il mutualismo e il settore non profit che, spesso, tendono ad essere interpretati come la stessa cosa: mentre il non profit detiene ancora culturalmente uno spirito a volte caritatevole per risolvere problemi indicati “dall’alto”, il mutualismo – e qui vi è l’invito all’azione diretta – rileva in autonomia i bisogni, li conosce in quanto tipici di una comunità, e li risolve “dal basso” secondo proprie modalità.
Quindi la domanda attuale è: come possiamo attivare il cambiamento nella società, a partire dalle giovani generazioni? E quali devono essere i modelli di riferimento?
Sicuramente Sara Horowitz evidenzia la necessità di un cambio culturale e di prospettiva, sottlineando – sulla linea del lavoro che svolge Ashoka – come ognuno di noi può essere protagonista diventando agente di cambiamento che deve porsi in relazione con altri attori, cooperando e stabilendo modalità di lavoro e obiettivi comuni. Questo cambio di approccio radicale, ad esempio, sarebbe da adottare urgentemente per la risoluzione di numerosi problemi che affliggono la nostra società, primo tra tutti la lotta al cambiamento climatico.
La parola chiave in questo cambio di approccio è solidarietà, intesa come “noi collettivo” che costruisce insieme relazioni, approcci, metodi, cambiamento, a cominciare dal contesto locale che si vive quotidianamente e di cui si conoscono necessità e punti di forza, per poi costruire una rete che pian piano si allarga ulteriormente.
L’invito finale che Sara Horowitz fa alla platea è quello di impegnarsi attivamente a “spingere il bottone” a partire dal nostro lavoro quotidiano nel movimento cooperativo, perché le giovani generazioni hanno una visione più completa della quotidianità, hanno un grado di professionalizzazione avanzato e hanno la disponibilità piena delle nuove tecnologie che, attraverso la loro conoscenza, possono ancora essere controllate, orientate al bene comune e utilizzate per finalità mutualistiche e solidaristiche.
In un discorso più ampio le nuove generazioni vengono riconosciute, in questo modo, il collante tra il passato e il futuro, i testimoni di un cambiamento che deve iniziare a cominciare dai giovani che, a differenza della narrazione mainstream che se ne fa, sono dotati di competenze, responsabilità, valori, senso di appartenenza, visione futura.
Abbiamo gli strumenti per costruire nuove relazioni, creare nuovi strumenti tecnologici innovativi e cominciare a porre le basi per una società mutualistica, anche con una buona dose di immaginazione e sperimentazione e specifici programmi di formazione. Un grande lavoro lo si sta già facendo con l’esempio delle piattaforme cooperative, ma Sara Horowitz si spinge ancora di più invitando a meglio indagare e approfondire le criptovalute, la blockchain e la tokenomics per sottrarla dal mercato nero o illegale e portarla a beneficio della società.
A conclusione del proprio intervento, Sara Horowitz sintetizza che la via mutualistica per il cambiamento della società si fonda sul principio del “prima le persone” piuttosto che i profitti; la via della co-progettazione tra istituzioni e organizzazioni mutualistiche e il coinvolgimento delle comunità di interesse attraverso metodi partecipativi possono rappresentare una soluzione condivisa che porti alla risoluzione dei problemi nel medio periodo e alla creazione di una società davvero mutualistica.
L’intervento di Sara Horowitz è stato illuminante per molti giovani cooperatori presenti a Potenza, soprattutto perché – a partire dalla sua esperienza personale – ha fatto emergere esempi storici di mutualismo poco noti in Italia, visionari all’epoca, ancora molto attuali oggi e a cui possiamo far riferimento.
Tra le giovani generazioni impegnate nel movimento cooperativo si comincia a riflettere di intersettorialità, neo-cooperativismo e neo-mutualismo, per dare una risposta più incisiva ai bisogni della collettività. La vera sfida per il futuro sta nel mettersi in gioco e pensare un orizzonte nuovo insieme, in una logica di interscambio generazionale di esperienze, competenze e modalità di agire.
L’iniziativa di Potenza organizzata dai Giovani dell’Alleanza delle Cooperative Italiane si inserisce perfettamente nel dibattito sul mutualismo che si sta sviluppando in questi mesi in Italia, complice anche la pandemia da Covid-19, che ha messo in luce l’importanza di riscoprire i legami sociali, le relazioni interpersonali, le reti (formali e informali), l’attenzione verso l’altro prima che il mero interesse personale. La pandemia ha riportato al centro temi in disuso nella società – ma non nel movimento cooperativo – quali il mutuo aiuto, la reciprocità, la rete, la resilienza.
Anche in virtù dei suoi valori, la cooperativa sta guadagnando sempre maggiore “appeal” tra le giovani generazioni che intendono concretizzare una propria idea imprenditoriale; questo trend deve dimostrare a tutte e tutti noi che essere parte del movimento cooperativo vuol dire essere agenti del cambiamento nella società. E noi giovani cooperatrici e cooperatori dobbiamo essere coscienti del fatto che, favorendo ogni giorno nelle nostre realtà processi di innovazione, partecipazione e ricambio generazionale, contribuiamo alla costruzione di una società nuova.
Riccardo Verrocchi – Generazioni Legacoop
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