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Attiviste, scrittori e influencer celebrano lo Ius Soli alla bolognese

Sono cinese perché sono nato in Cina o sono italiano perché sono cresciuto in Italia?
È con questa domanda che l’attore e scrittore Shi Yhang Shi apre l’incontro-spettacolo al Teatro delle Celebrazioni di Bologna, nato per parlare di cittadinanza, un diritto negato a circa 1 milione di ragazzi e ragazze nati da genitori stranieri che vivono, e studiano in Italia o che in Italia sono nati.

Insieme Shi Yhang Shi, a celebrare lo Ius soli alla bolognese, ovvero il conferimento della cittadinanza onoraria ai minori nati in Italia o che abbiano compiuto almeno un ciclo scolastico (approvato a giugno) ci sono attiviste, artisti, scrittori e scrittrici, influencer e tik toker.

Ognuno porta la propria testimonianza, il proprio pezzo di storia.
Come Aida Diouf Mbengue, più di un milione di follower su TikTok e un tripudio ad accoglierla sul palco delle Celebrazioni, che racconta di come da bambina desiderasse vedere un’eroina Disney con il velo. Qualcuna a cui ispirarsi, per poi convincersi che quel modello poteva rappresentarlo lei stessa.

O Leila Belhadj Mohamed, editor e podcaster, esperta in diritti delle migrazioni, che mette in guardia sull’uso delle parole: “tante di quelle che usiamo hanno un’origine razzista, come mulatta, che viene dal mulo o berbero che viene da barbaro”.
“Bisogna decostruire le narrazioni altrui” continua Leila, “e smetterla con questi double standard dove un profugo ucraino va accolto mentre un siriano no”.

Essere italiani di fatto, ma senza un passaporto che lo dimostri, e subire tutte le conseguenze che questo comporta è una condizione che accomuna molte delle storie della giornata. Come quella di Zubaer Adbhuiya Hossain (amico e collaboratore di Luis Sal sul palco con lui): “Tutto comincia quando diventi il traduttore per i tuoi genitori che non parlano molto bene italiano. Poi arriva la burocrazia, file per rinnovare il permesso di soggiorno, giorni di scuola saltati, foto segnaletiche, impronte digitali ecc. Oppure quando scoprì che per te è molto più difficile prendere un aereo per Barcellona, perché la carta di identità non basta, a differenza che per tutti i tuoi compagni di classe”.

Sull’importanza di condividere la battaglia per la cittadinanza anche con chi la cittadinanza ce l’ha, è incentrato l’intervento di Marianna the influenza (creator marchigiana che su Instagram parla di Grassofobia & uguaglianza): “la discriminazione razziale negli Stati a Uniti è finita quando la lotta è stata condivisa anche al di fuori degli afroamericani”. E ancora “l’Italia è ancora legata a un concetto di italianità troppo associato alla bianchezza”

Doveva essere della giornata anche Don Luigi Ciotti, attivista e presidente di Libera, che fa arrivare le sue parole tramite una lettera: “È importante che alcuni bravi amministratori cerchino il modo per sanare il tradimento della Costituzione che è in atto da tanti anni in Italia, sulla pelle di giovani cittadini e cittadine come voi. Non si capisce come mai ci siano tante resistenze, tanti ostacoli sulla strada dell’inclusione di bambini e ragazzi che, nei fatti, nei riferimenti e nelle abitudini, sono pienamente figli di questa nostra terra.”

In attesa di una legge nazionale, Il Comune di Bologna ha approvato a giugno l’inserimento nel proprio Statuto del principio dello IUS SOLI e il conferimento della cittadinanza onoraria ai minori nati in Italia o che abbiano compiuto almeno un ciclo scolastico. Un riconoscimento che per il Sindaco Matteo Lepore “significa riconoscere a 11.000 ragazzi e ragazze il fatto che possono partecipare alle attività culturali dell’amministrazione comunale della città, possono partecipare ai programmi sportivi e scolastici e potranno partecipare con noi sia al Consiglio dei ragazzi delle ragazze, sia a questo servizio civile che contribuiranno a costruire con noi la proposta di legge a livello statale.”

E dopo la consegna delle pergamene alle insegnanti degli istituti scolastici secondari di primo grado, la giornata si conclude sulle note del rapper Tommy Kuti, che emozionato e felice canta: “Sono troppo africano per essere solo italiano e troppo italiano per essere solo africano / Afroitaliano, perché il mondo è cambiato / Sono Afroitaliano, Afroitaliano”

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