Donne, empowerment e viaggi in bici. Ecco le Cicliste per caso
Un blog che parla non solo di viaggi, ma anche di donne ed empowerment, prendendo come spunto la bicicletta, uno dei simboli per eccellenza dell’emancipazione femminile. È “Cicliste per caso”, il progetto di Linda Ronzoni e Silvia Gottardi, che saranno ospiti alla Fiera del cicloturismo di Bologna l’1 e il 2 aprile.
Era l’estate del 2015 quando Silvia e Linda hanno deciso di fare la loro prima vacanza tutta pedalando lungo la Carretera Austral, verso la Patagonia: sapevano a malapena cambiare una camera d’aria, ma si sono buttate. Prima di partire hanno aperto un blog di viaggio: oggi intorno a quello spazio si è creata una community di appassionati di bici, di stili di vita sostenibili e della parità di genere. Sì, perché oltre a essere compagne di viaggio, Silvia e Linda lo sono anche nella vita: si sono sposate a luglio 2018.
“Per viaggiare in bicicletta non bisogna essere necessariamente grandi atleti o avventurieri”, spiega Silvia Gottardi. “Noi siamo due donne senza una particolare preparazione, ma semplicemente con la voglia di scoprire il mondo attraverso un mezzo gentile come la bicicletta. Il nostro modello è Alfonsina Strada, la prima donna che a inizio Novecento ha deciso di competere in gare maschili come il Giro d’Italia. La chiamavano il “Diavolo in gonnella”, ma lei non si è fatta spaventare. Alla fine ha sposato un uomo che è stato il suo primo sostenitore e manager, e che per le nozze le ha regalato una bicicletta”.
Nel 2021 Silvia e Linda hanno pubblicato il libro Cicliste per caso. L’Italia in bici sulle tracce di Alfonsina Strada, di Ediciclo editore, e nel 2022 è nato anche il podcast in cinque episodi “Io, Alfonsina”. Silvia e Linda si sono anche sperimentate nel mondo del cinema, diventando protagoniste del documentario Grizzly Tour, che racconta il loro viaggio lungo la Great Divide: 4mila chilometri attraverso le Montagne rocciose.
Silvia, secondo te esistono dei posti da visitare in bicicletta e altri che è meglio non visitare?
In realtà si può andare ovunque, basta un po’ di organizzazione. Certo, ognuno di noi ha una percezione diversa della difficoltà e della sicurezza: c’è chi viaggia sul Po per tre giorni e si sente soddisfatto, e chi pedala in Alaska con meno 40 gradi. Naturalmente chi si approccia da zero dovrà iniziare con viaggi più brevi e semplici, e man mano si sperimenterà in avventure più complesse. C’è chi preferisce viaggiare in bicicletta ma dormire nei B&B, e chi invece ama campeggiare e restare immerso nella natura; c’è chi non sopporta il caldo e chi invece teme il freddo. Il punto è che ciascuno deve trovare la propria dimensione.
Pandemia, guerra, catastrofi naturali: il mondo di oggi ci sembra un po’ più insicuro da esplorare?
Durante l’emergenza sanitaria c’era la paura di spostarsi e la possibilità di viaggiare era ridotta. Ma tutto questo ha avuto anche un risvolto positivo: abbiamo assistito a un’esplosione della voglia di stare all’aperto, di immergersi nella natura, e così il cicloturismo è decollato. Oggi c’è maggiore consapevolezza dei temi ambientali, e le persone manifestano l’esigenza di avere stili di vita più sostenibili: quando si va in bici non si inquina, non si fa rumore, ci si sposta con le proprie forze. Ecco perché c’è un pubblico enorme che si sta avvicinando a questo mondo.
La bici per voi non è solo una scelta di viaggio, ma uno stile di vita. In che senso?
Io ho uno scooter, ma non lo uso da molto tempo. Linda ha una sua macchina, ma a Milano non la prende, e anche per andare fuori città ci muoviamo il più possibile in treno. Certo, non siamo integraliste, ma cerchiamo di fare la nostra parte per vivere in un mondo più giusto. E questo andando sia verso la sostenibilità ambientale, sia verso la parità di genere. Non si tratta solo della bicicletta, ma di tutto ciò che è connesso a una filosofia del rispetto del pianeta e dell’altro: ridurre l’utilizzo di plastica, ridurre il consumo di carne, ridurre l’uso della macchina.
Andare in bicicletta è stato in passato, e può essere ancora, un’occasione di empowerment per le donne. In che modo?
La bicicletta è stato uno dei primi mezzi che ha permesso alle donne di allontanarsi da casa, ha dato l’avvio alla rivoluzione del vestire, con i pantaloni che sostituiscono gonna e corsetto, ed è stata utilizzata prima dalle suffragette poi dalle staffette partigiane. Per questo ci è sembrato il mezzo adatto per portare in giro queste tematiche. Tante volte ci siamo sentite dire: ‘State attente, è pericoloso andare in giro da sole!’ Se un uomo lo fa è considerato un avventuriero, se lo fa una donna sembra una pazza. C’è ancora l’idea che la donna sia fragile e indifesa: certo, le donne devono avere un po’ di attenzione in più quando viaggiano in bicicletta, ma questo non significa che devono privarsene. Noi cerchiamo di portare un po’ di consapevolezza, per far vedere che si può fare, e che ci possono riuscire anche persone normali.
Che viaggi avete in programma per la prossima estate?
Dal 16 al 18 giugno nel parco naturale di San Bartolo, nelle Marche, stiamo organizzando il W! Festival, la prima edizione del festival delle Cicliste per caso. Una tre giorni di talk, workshop, musica, che si concluderà con una biciclettata tra colline e mare. E poi in agosto saremo impegnate nella Gender equality ride, un viaggio in bici da Bolzano a Oslo: circa 2mila km nei quali visiteremo 6 musei del circuito IAWM (International Association of Women’s Museums), per vedere come cambia l’idea di parità di genere man mano che ci si sposta verso nord.
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