Coopstartup Change Makers. Ecco quali sono i cinque progetti vincitori
C’è chi propone una comunità energetica rinnovabile, chi un bosco circolare, chi dei servizi educativi non formali, chi un servizio di internazionalizzazione di prodotti vinicoli e chi una rigenerazione urbana attorno a un’edicola recuperata.
Sono le idee dei cinque progetti vincitori dell’ultima edizione di Coopstartup Change Makers, il progetto di promozione di startup cooperative incentrate sul cambiamento economico, sociale, ambientale e culturale, sostenuto da Legacoop Bologna, Legacoop Imola e Coopfond.
All’edizione di quest’anno, che si è conclusa al Creators Day, hanno partecipato 108 soggetti, con 27 progetti presentati di cui15 selezionati per la fase finale di formazione. Ai cinque vincitori vanno 50 mila euro complessivi a fondo perduto.
“Siamo molto soddisfatti dell’edizione di quest’anno di Coopstartup Change Makers” ha dichiarato la Presidente di Legacoop Bologna Rita Ghedini, “perché riteniamo che la produzione di cambiamento e innovazione siano strettamente correlati al framework di riferimento di tutta l’attività di Legacoop che è produrre impatto positivo sul territorio attraverso l’azione cooperativa e l’economia sociale, producendo valore attraverso interventi di trasformazione in ambito ambientale, sociale ed economico. Il modello cooperativo è un modello trasformativo in sé. Ed è questo il valore che abbiamo cercato di trasferire ai giovani innovatori di questa edizione molto partecipata” ha concluso Rita Ghedini.
Ecco, allora, quali sono e di che cosa si occupano i cinque progetti vincitori dell’edizione 2022-2023 di Coopstartup Change Makers.
Bangherang
È un’associazione di promozione sociale nata nel 2010 dalla fusione di due associazioni con esperienze pregresse in ambito educativo, che proprio grazie al percorso di Coopstartup Change Makers diventerà a breve una cooperativa sociale di tipo educativo. L’idea innovativa al centro del progetto è un approccio pedagogico non formale, dove è previsto, cioè, di allenare le competenze trasversali tanto quanto quelle tecniche.
Bangherang è formata da 12 professionisti e professioniste con un’età compresa tra i 20 e 40 anni, ha sede nella bassa bolognese ma un territorio di azione che si muove tra le province di Modena, Bologna e Ferrara.
“Il nome Bangherang arriva da Capitan Uncino”, ci racconta la presidente Alice Montanini “è l’urlo di battaglia dei bambini perduti, e l’abbiamo scelto perché vogliamo mantenere vivo quello spirito di meraviglia presente principalmente nei bambini e che secondo noi, per lavorare e fare educazione, deve rimanere vivo per tutti”.
Diventare Alberi
È un progetto che prevede la creazione di boschi circolari in cui piantare nuovi alberi per la dispersione delle ceneri di cremazione delle persone care o anche degli animali d’affezione. Un’idea che nasce da una suggestione poetica e che mira a fare entrare le persone nel circolo della natura, ma anche a creare luoghi vitali, frequentati tutto il giorno, dove fare attività.
“Ci immaginiamo famiglie che vanno a trovare un albero intitolato, ad esempio a un nonno che non c’è più, dove il nipotino si possa arrampicare ed entrare in relazione con lui, oppure persone che possono semplicemente mettersi a leggere un libro o incontrarsi e discutere della loro esperienza passeggiando e ascoltando le storie che gli alberi raccontano,” ci racconta Simone Pierini di Diventare Alberi.
Questo perché ogni albero sarà dotato di un diario digitale, ovvero un’archivio cloud dove saranno custodite le storie delle persone, non soltanto nella loro forma più tradizionale di diario, ovvero quella scritta, ma con la possibilità di scegliere i formati più disparati: “Nulla impedirà un domani a una persona che dovesse fare il compositore di lasciare nel proprio diario digitale soltanto una sinfonia, o un video o qualsiasi opera che la fantasia suggerisca”.
Nel progetto degli ideatori, oltre alla “forestazione sociale” e alla “memoria digitale” ci sarà anche una parte dedicata alla “fioritura umana“, una parte “che verrà curata da un team di psicologi e psicologhe, dove è previsto anche un lavoro di accompagnamento al fine vita, oltre che un lavoro sulle emozioni e una parte laboratoriale simile all’outdoor education”.
Kilowez
Kilowez è un progetto cooperativo per la creazione di una CER, ovvero una comunità energetica rinnovabile. Una rete di produttori e utilizzatori di energia che si mettono insieme per generare e mettere in rete energia prodotta solo da fonti rinnovabili. L’obiettivo è quello di offrire benefici ambientali, economici e sociali a chi decide di partecipare alla comunità energetica e allo stesso tempo alle aree locali in cui opera, piuttosto che profitti finanziari.
Oltre a questo, Kilowez prevede anche un progetto per finanziare impianti fotovoltaici sui tetti dei condomini, per chi non ha un proprio tetto indipendente, “per questo” come ci ha raccontato Matteo Fini, uno degli ideatori di Kilowez “crediamo che sia una iniziativa che possa aiutare anche diverse fasce della popolazione che hanno problemi economici, perché va nella direzione di democratizzare la produzione e il consumo di energia elettrica.” Anche grazie al contributo governativo previsto per chi produce e consuma nella stessa unità di tempo e nella stessa zona della cabina primaria, come previsto dalla direttiva europea Red II, recepita poi in Italia.
“L’adesione a una Cer ha un costo di ingresso praticamente nullo”, conclude Matteo Fini, “e chi aderisce può ricevere in cambio un piccolo contributo che può aiutare a pagare le proprie spese energetiche. Il tutto utilizzando energie rinnovabili.”
Il passo della Barca
Il passo della Barca è una cooperativa di comunità il cui scopo è quello di mettere insieme i cittadini di una specifica area urbana, il quartiere Barca di Bologna, per migliorare la qualità della vita di quel territorio, anche attraverso interventi di rigenerazione urbana.
La storia della cooperativa inizia nel 2020 quando un gruppo di genitori comincia a pensare a come salvare un’edicola di quartiere che stava per chiudere e che per i residenti rappresentava un importante presidio sociale. Dopo 10 mesi, a marzo del 2021, decidono di mettersi formalmente insieme e di dar vita alla cooperativa il Passo della Barca e nel giro di poco tempo, grazie a un crowdfunding, mettono insieme i soldi necessari per acquistare e salvare l’edicola.
“Quello che noi proponiamo è un modello di business totalmente innovativo” ci racconta Davide Clò de Il Passo della Barca, “che si propone di mettere insieme tre attori: la comunità, l’edicola come luogo fisico di incontro e le attività del territorio. In che modo? Facendo sì che le persone che vengono in edicola non comprino più solo una rivista, ma un’esperienza.”
“Quindi se voglio comprare una rivista di giardinaggio” prosegue Davide Clò “non compro solo quella, ma compro anche l’interazione e la possibilità di mettermi in comunicazione e di fare attività insieme alle realtà del territorio che si occupano di giardinaggio.”
Al momento ci sono già più di 15 regeneration books, ovvero le esperienze, tra cui imparo l’inglese, imparo lo spagnolo, pollice verde e impara le tecnologie”.
“Quindi quello che vogliamo fare” conclude Davide Clò “è trasformare l’edicola da un luogo di vendita di riviste a un luogo di vendita di cultura”.
Stessa Terra
È una startup cooperativa formata da sole donne che si occupa di internazionalizzazione delle piccole e medie imprese vitivinicole e agroalimentari, vocate alla sostenibilità ambientale in tutte le sue forme, sostenendole con strumenti innovativi e digitali affinché possano diventare soggetti riconosciuti sui mercati stranieri particolarmente attenti al Made in Italy.
“Abbiamo scelto la forma cooperativa” ci racconta Alessandra Castelli, presidente di Stessa Terra, “perché è un modo di fare impresa molto vicina alla nostra sensibilità: è una questione etica e di sentimento che ci permette di raggiungere alcuni dei dei nostri obiettivi come l’equità tra le socie e la conciliazione tra vita privata e vita lavorativa”.
Poi c’è la passione per il proprio lavoro, “siamo tutte wine lovers” e la volontà di fare conoscere i vini italiani, spesso schiacciati da pochi grandi nomi dalle grandi fortune commerciali. Come il Prosecco, che secondo Alessandra Castelli “anche grazie a un marketing di territorio favoloso, ha cannibalizzato qualsiasi altra forma di spumantizzazione in Italia”.
L’organizzazione aziendale è agile e dislocata in varie parti in Italia e nel mondo: “siamo in due a Bologna, due in Piemonte, una in Toscana e abbiamo una partner strategica negli Stati Uniti, un’altra a Singapore, uno in Australia e uno in Corea. Ci sono anche delle occasioni però dove ci troviamo fisicamente, alle fiere e agli eventi che organizziamo in Italia o all’estero.”
La prossima edizione di Coopstartup Change Makers
“Siamo molto soddisfatti dei numeri, dei risultati e della qualità dei progetti che hanno partecipato e che sono stati premiati” ha dichiarato Luca Grosso, Responsabile Promozione Legacoop Bologna “e ci facciamo forti di questo entusiasmo per lavorare alla prossima edizione che cercheremo di lanciare entro la fine del 2023.”
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