Baciatevi senza paura! Filippo Vendemmiati racconta Franco Grillini e quarant’anni di lotte per i diritti Lgbtq+
Franco Grillini è la bandiera del movimento gay italiano. È nato a Bologna da una famiglia di contadini, si è laureato in pedagogia e per quarant’anni si è speso in prima persona per i diritti del movimento Lgbtq+.
A Bologna nel 1982 ha fondato Il Cassero, ha dato vita all’Arcigay nazionale, si è battuto insieme alla Lila contro l’Aids e ha fondato la testata Gaynews.
Il regista Filippo Vendemmiati ha raccontato la sua storia nel film Let’s Kiss – Franco Grillini, storia di una rivoluzione gentile, prodotto da Genoma Films e sostenuto dall’Emilia Romagna film commission, che verrà proiettato il 21 luglio in Piazza Maggiore in un’edizione speciale della Change Makers Night.
Ecco che cosa ci ha raccontato.
Perché Let’s Kiss?
Nel film ci sono alcuni materiali di repertorio che colpiscono perché ci mostrano come anche di fronte alle accuse più becere Franco non si è mai arrabbiato seriamente; magari alzava la voce per provocare l’avversario questo sì, però ha sempre avuto l’arma dell’ironia come migliore risposta di fronte alle offese e il titolo deriva da questo senso di ironia e di provocazione.
In Italia, in questi ultimi anni gli episodi di violenza verbale e fisica avvengono di fronte alla manifestazione pubblica dei propri sentimenti, cioè quando ci si bacia in pubblico o per strada. Let’s Kiss, baciamoci, invita a farlo. Baciatevi! Baciatevi all’aperto! Fatelo senza paura! Manifestate quello che provate!
Da quanto tempo conosce Franco Grillini?
Ci conosciamo da qualche decennio ormai e siamo anche molto amici. Se mi chiedi se è consigliabile fare un film su un amico, ti direi sicuramente di no. Ma in questo caso la storia era troppo bella per non essere raccontata oppure per rischiare che fosse qualcun altro a raccontarla. Quindi nel 2018, dopo che Franco Grillini ha ricevuto il Nettuno d’Oro dal Comune di Bologna [ un’onorificenza civica conferita dal Comune di Bologna ha chi con la propria attività ha dato lustro alla città NdA] ci siamo buttati in questa avventura, con lo scopo di raccontare non tanto la sua vita, ma quarant’anni di storia di lotte per i diritti delle persone LGBTQ+ e allo stesso tempo, però, raccontare anche da un’ottica privata, come lui aveva vissuto queste lotte, ripercorrendo le tappe della sua vita, da quella della campagna bolognese nel quale è nato fino a portarlo in giro per il mondo, dove è una persona molto conosciuta e quasi simbolica.
Tutto il film è costruito su questo doppio binario. Da una parte la dimensione intima di Franco Grillini, dall’altra le grandi lotte per i diritti, i comizi in piazza, i dibattiti in Tv.
A me non interessava fare un documentario classico. Nel film c’è solo Franco Grillini che si racconta in prima persona. Non compaiono altre persone. Ne avrei potute inserire altre, tra le tante che sono entrate in contatto con lui nella sua vita e che avrebbero potuto parlare di lui, ma a me interessava soprattutto fare un racconto in prima persona tra pubblico e privato appunto. Una chiave che è piaciuta ad entrambi.
È un film che ha un’estetica molto forte
È un film un po’ esagerato, come lo è Franco, molto ridondante, pieno di musica, piena di colori, dove emerge molto la sua la sua voce in rapporto anche alle immagini quasi da cartolina tra Roma a New York e le musiche molto presenti di Paolo Fresu.
Emerge questa sua straordinaria ironia ma anche poesia; il fatto di non essersi mai preso sul serio, e di essere riuscito a giocare con le sue attitudini, le sue battaglie o anche le contraddizioni di questi quarant’anni in cui è cambiata la percezione dell’essere omosessuale, o lesbiche.
Come è stato il flusso di lavoro? Siete andati a ruota libera?
Ci siamo riuniti per diversi giorni io, Franco e Donata, (sceneggiatrice del film e anche moglie del regista). E abbiamo registrato ore e ore di intervista, andando liberamente. Questa lunga intervista è stata la base del film da cui siamo partiti per raccontare la sua storia. Era il marzo 2020, e l’inizio è stato anche un po’ complicato perché in quel periodo le condizioni di salute di Franco non erano ancora buonissime e abbiamo dovuto interrompere la registrazione diverse volte.
Mentre ora sta molto meglio e infatti le persone che lo vedono alle presentazioni dopo averlo visto nel film si sorprendono per il grande cambiamento.
Ma questo non è merito del film ma dei medici che lo hanno in cura.
Ci sono dei momenti in cui vediamo Franco Grillini commuoversi davvero, come quando porta sua mamma in Parlamento o come quando viene approvata la legge sulle unioni civili.
Le scene che citi sono le uniche due in cui lui appare dal vivo e in cui si racconta. Non era assolutamente una cosa preparata e alla fine sono scene che abbiamo trovato molto efficaci.
Lui si emoziona sempre quando racconta della mamma che ha avuto un ruolo enorme nella sua vita e in generale la famiglia, i luoghi natali, e i genitori sono per Franco delle parti della sua vita insostituibili e importantissime. Aspetti privati che anche io conoscevo meno e che abbiamo deciso di valorizzare.
Per la storia del movimento è più importante Bologna per Franco Grillini o Grillini per Bologna?
Bè io da ferrarese non so rispondere a questa domanda, però sicuramente senza Franco e senza Bologna non ci sarebbero state queste battaglie, in questi termini.
E Franco è bolognese fino alla punta dei pochi capelli che gli rimangono.
Il nostro film è molto colorato, ma se dovessi scegliere un colore per Franco Grillini direi senza dubbio, rosso Bologna.
Nonostante la longeva amicizia, ha scoperto anche lei degli aspetti inediti e sorprendenti della vita di Franco Grillini
Beh, Franco continua a sorprendermi quasi tutti i giorni, ad esempio in questo lungo tour di presentazione del film che stiamo facendo in Italia e all’estero. Sono sorpreso dalla quantità di relazioni che ha a tutti i livelli, e della quantità di persone che si riconoscono nella sua storia. Forse anche per questo il film sta avendo un certo successo, perché sono molti quelli che si rivedono in Franco.
Poi mi sorprende in continuazione la memoria incredibile che ha: si ricorda fatti, persone, nomi, dati, circostanze, leggi ed è una miniera inesauribile di informazioni e di notizie. Franco è soprattutto un animale politico straordinario che conserva una memoria e una lucidità veramente notevole sui fatti della politica italiana degli ultimi quarant’anni. Anche perché viene da una scuola seria, ha fatto politica sin dalla fine degli anni 70, era una persona che studiava, che si informava, che leggeva libri: è quello che ha fatto per tutta la vita, e anche adesso, che fatica a leggere, fa lo stesso direttamente sul tablet.
È una persona di grande cultura e di grande dimensione politica.
Ha degli eredi?
Lascia certamente le sue battaglie, lascia le centinaia di migliaia di persone che solo quest’anno stanno partecipando ai Pride. Ce ne sono stati 49 in tutta Italia anche in località dove non c’erano mai stati.
Qualche giorno fa, ad esempio, eravamo a Viterbo, città bellissima ma certamente un po’ chiusa, dove per la prima volta c’è stato un Pride. In città non si ricordava una manifestazione tanto partecipata negli ultimi anni.
Quindi sì, l’eredità più grande che lascia sono le conquistate degli ultimi quarant’anni. Anche se ancora molto resta da fare soprattutto sul piano legislativo.
Quindi oggi non c’è un altro Franco Grillini?
No, ma poi io faccio anche i conti anche con il mio sentire politico. Nel presente io vedo un deserto di idee e di cultura politica. Franco rispetto alla cultura politica odierna, è un supereroe che appartiene a un’altra epoca.
Lui dice sempre: “Io sono un gay nel 900”, ma per me è anche un politico del 900, come non ce ne sono più. Quindi è quasi impossibile fare un nome.
Nel film sembra quasi che Grillini voglia tenere un po’ sottotraccia la dimensione sessuale della sua vita privata
È verissimo. Lui dice di aver sposato l’Arcigay, di essersi buttato in questa battaglia lasciando in secondo piano la sua vita privata. Ma anche adesso è così. Nonostante nel film ci sia questa lettura privata della sua vita, si fa molta fatica a entrare intimamente nelle scelte di Franco, anche rispetto alla sua malattia che è vissuta in un modo molto pubblico, molto aperto.
Nonostante come tutti abbia paura di morire, ha vissuto la sua malattia in modo pubblico, trasparente, dichiarando esattamente quello che ha e manifestando apertamente le sue preoccupazioni. Una di queste è di non riuscire a conservare e a trasmettere l’immenso patrimonio di archivio che ha: documenti, foto, libri, eccetera. Però dopo che è migliorato si è occupato di questo e ha donato tutto al Cassero.
Ora uno dei suoi obiettivi è aprire a Bologna una sorta di museo speciale dedicato a Bologna e alle lotte per i diritti
Quindi il museo si farà? A che punto è il progetto?
C’è un progetto e ne sta parlando con gli amministratori locali. E so che ne ha parlato anche con il sindaco Lepore. C’è un interesse reciproco insomma.
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