In Russia chi è contro la guerra sta usando i messaggi audio e le emoji per aggirare la censura
Usare i messaggi audio per sfuggire alla censura. E’ quello che stanno facendo in Russia gli attivisti anti Putin e chi è contro la guerra. Ad essere utilizzato per discutere di cosa sta succedendo davvero in Ucraina è Clubhouse, un social network basato sullo scambio istantaneo di messaggi audio.
Il motivo della scelta è che i contenuti dei podcast e degli audio sono difficilmente controllabili: così come è difficile fare il fact checking delle informazioni che contengono, allo stesso modo è complesso censurarli. Proprio per questo la scelta di molti in Russia è ricaduta sul noto Clubhouse.
Sono state create “stanze” in cui da settimane ci si scambia messaggi che parlano della guerra: una di queste, chiamata “Operazione radio Russia”, contiene le comunicazioni tra i soldati russi che gli hacker sono riusciti a intercettare.
Sebbene l’affidabilità degli audio non possa essere verificata, per The Independent molti contenuti potrebbero essere reali, dato che c’è una corrispondenza tra le azioni militari annunciate e i successivi bombardamenti.
Nel 2021 in Russia erano circa 400mila gli utenti attivi su Clubhouse (secondo l’agenzia russa OneFactore): il 35% di loro vive a Mosca e il 63% ha meno di 35 anni. Ma questi numeri sarebbero cresciuti dopo lo scoppio della guerra.
Da febbraio, l’Ukrainian Research Institute (Huri) di Harvard ha collaborato con Clubhouse per stimolare le discussioni sull’invasione russa dell’Ucraina.
Fino ad ora, Clubhouse non sembrerebbe essere nel mirino dei censori del governo russo, che invece hanno già bloccato altre piattaforme come Instagram e Facebook.
Clubhouse era stato usato anche in Cina per discutere di temi controversi che su altri social network sarebbe stato impossibile trattare, come i rapporti con Taiwan, le proteste per la democrazia a Hong Kong, e la persecuzione degli uiguri, ma alla fine a febbraio 2021 la piattaforma era stata bloccata.
Oltre agli audio, anche le emoji stanno venendo utilizzate in Russia per aggirare la censura. Il 24 febbraio, quando è cominciata l’invasione in Ucraina, un messaggio ha iniziato a diffondersi sui social media russi: un’immagine del poeta Pushkin, il numero sette e l’emoji di una persona che cammina.
Per molti il messaggio era chiaro: un luogo (Piazza Pushkin, a Mosca), un’ora (le sette) e un appello a protestare contro le azioni del governo.
Dal 2014 in Russia sono vietate le proteste non autorizzate: violare questa regola può portare a una detenzione fino a 15 giorni, mentre i recidivi possono essere incarcerati fino a 5 anni. Per organizzarsi, da allora gli attivisti utilizzano varie frasi in codice, in cui le emoji hanno un ruolo importante.
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