Corbevax, il vaccino anti-Covid senza brevetto che vuole decolonizzare la ricerca e immunizzare il mondo
I suoi creatori lo hanno già chiamato “il vaccino del mondo”, o il “vaccino per tutti“. Perché Corbevax, questo il nome del vaccino anti Coronavirus sviluppato dal Texas Children’s Hospital, sarà realmente messo a disposizione di tutti i produttori che ne faranno richiesta. Senza costi legati ai brevetti, ed è la prima volta al mondo che succede e nello stesso tempo senza la necessità di padroneggiare le complesse tecnologie che hanno portato alla produzione dei vaccini a mRNA come Moderna o Pzfizer.
Corbevax è un vaccino “classico”, nel senso che utilizza tecnologie ampiamente testate in tutto il mondo da decenni.
“Lo produciamo attraverso la fermentazione del lievito, un po’ come fare la birra”, dice sorridendo Maria Elena Bottazzi, la scienziata che assieme al collega Peter Hotez ha guidato il team che ha creato il vaccino.
Il vaccino di Bottazzi e Hotez usa una tecnologia a base di proteine ricombinanti. Altri vaccini fanno lo stesso, ad esempio l’ormai classico vaccino contro l’epatite B o quella contro la pertosse. Nulla di nuovo dunque, se non che Corbevax è patent free, utilizzabile cioè senza dover pagare nulla ai produttori.
“Corbevax è un vaccino decolonizzato”
“Abbiamo creato un vaccino decolonizzato, un vaccino che tutti potessero produrre, senza la necessità di conoscenza e tecnologie disponibili solo ai ricchi paesi occidentali”, ha spiegato a Change-Makers Elena Bottazzi.
Corbevax, ha aggiunto Bottazi, ha alcune caratteristiche che lo rendono unico nel panorama dei vaccini contro il Covid. E’ economico, facile da conservare e trasportare (necessità di un semplice frigo, mentre i vaccini a mRNA hanno bisogno di temperature tra i -60 e i -90 gradi), ha dimostrato ottime performance contro le ultime varianti del Coronavirus (ma su Omicron non ci sono ancora dati) e sarebbe più sicuro del 50% rispetto ad AstraZeneca.
Infine, essendo un vaccino che usa una tecnologia ampiamente sperimentata, può essere prodotto in tutto il mondo in larghissima scala.
Un vantaggio importante visto che, come riporta Al Jazeera, molti paesi africani sono sotto il 10% di copertura vaccinale, con nazioni come la Nigeria (200 milioni di abitanti) sotto al 2,5%.
“E’ vero, lo sviluppo di vaccini a mRNA è più rapido – ha spiegato Bottazzi – ma alla fine così non c’è stata la possibilità di immunizzare tutta la popolazione mondiale essendo mancata la capacità industriale di produrre vaccini su larghissima scala. E’ stato un grave errore da parte di chi ha preso queste decisioni e ha puntato tutto sui vaccini a mRNA. Il modello delle multinazionali è il modello tradizionale, ma questo è un modello che si possono permettere solo i paesi ricchi. Le multinazionali sono importanti, ma quando ci sono questioni di emergenza per la salute pubblica, ci devono essere altri modelli più altruisti. Bisogna cambiare il business model della produzione dei vaccini garantendo sostenibilità e prospettive a lungo termine”.
Il ragionamento di Bottazzi, Hotez e del suo team è semplice: i vaccini a mRNA sono stati velocissimi nell’essere sviluppati e efficaci, ma non hanno permesso a tutto il mondo di vaccinarsi, così si sono sviluppate nuove varianti. Uno schema che si è replicato più volte. Per questo serve una soluzione differente, capace di ampliare davvero la copertura vaccinale mondiale, come richiesto dall’Onu e dall’Oms. “La ripresa dalla pandemia – hanno detto ad esempio gli esperti Onuroberto burioni – è impossibile se essa non riguarda tutti. Nuove mutazioni del virus possono emergere nelle popolazioni non vaccinate e rappresentare una minaccia per tutti, compresi coloro che sono stati precedentemente vaccinati”
Abbiamo un programma di ricerca “PanCorona” contro tutti i coronavirus, stiamo lavorando ad un vaccino universale per proteggerci contro le future pandemie.
Corbevax, un vaccino per chi non può prodursi un vaccino a mRNA
“Questo vaccino può essere prodotto ovunque – ha scritto su twitter Peter Hotez – e al momento stiamo trasferendo il know how tecnologico a produttori in India, Indonesia, Bangladesh e Botswana. Il nostro Texas Children’s Center non ha intenzione di farci dei soldi, è un regalo al mondo”.
Corbevax ha ricevuto l’autorizzazione all’uso di emergenza dall’Autorità del farmaco indiana (Dcgi), e sarà prodotto dalla Biological E, che ha annunciato una produzione iniziale di 300 milioni di dosi e una capacità produttiva di 100 milioni di dosi al mese. I trial clinici di fase 3, ha spiegato un comunicato del Texas Children’s Institute, sono stati effettuati in India su un campione di 3mila persone.
Corbevax, hanno spiegato i suoi creatori, è stato proposto a grandi case farmaceutiche e a investitori publici, “ma non ci sono stati riscontri”. Così il centro di ricerca texano ha deciso di raccogliere per conto proprio i fondi necessari (7 milioni di dollari grazie a donazioni private per lo più di grandi finanziatori) e produrre un vaccino patent-free.
La produzione di una dose di vaccino Corbevax costerà tra il dollaro e mezzo e i 2 dollari, contro i 21 di Moderna, i 15 di Pfizer e i 3 di AstraZeneca.
Interrogata da El Pais sulla differenza nei trial clinici, con oltre 40 mila persone che hanno preso parte ai test di Pfizer e le sole 3 mila di Corbevax, Bottazzi ha dichiarato: “Sono situazioni diverse. Le persone sono già state infettate o vaccinate con altri vaccini. Ora i trial tendono ad esaminare le differenze di efficacia. Biological in India ha mostrato la superiorità di Corbevax rispetto ad AstraZeneca”.
A Change-Makers Bottazzi ha spiegato che è la tecnologia alla base di Corbevax ad essere intrinsecamente sicura, “si tratta di una categoria di vaccini testata da decenni anche sui neonati. I vaccini a proteina ricombinante sono molto sicuri”.
Le reazioni a Corbevax
Sono stati pochi in Italia i commenti alla notizia della produzione in scala industriale del vaccino Corbevax.
In Italia Vittorio Agnoletto, portavoce della campagna internazionale No profit on pandemic per la moratoria dei brevetti sul Covid-19, ha parlato al quotidiano il Manifesto di “tiepidezza sospetta“. “Ci fa davvero pensare – ha aggiunto – che il predominio degli interessi di Big Pharma spinga l’intero sistema a rendere endemica la presenza del virus, per produrre sempre nuovi vaccini, alla rincorsa folle di nuovi immensi profitti”.
La notizia ha avuto un’eco mondiale e copertura su tutti i maggiori quotidiani statunitensi. Critiche sono apparse sulle pagine del Washington Post. I dati di efficacia e sicurezza del Corbevax sono stati diffusi da chi il vaccino lo produrrà, l’indiana Biological E.
“Potrà essere un grande vaccino oppure no. Ma nella scienza servono analisi obiettive e basate da open data, non basta credere a un produttore con un interesse personale”, ha detto al Post James Krellenstein, cofondatore della campagna PrEP4All.
Sempre al quotidiano Usa Joseph Osmundson, un virologo della New York University, ha rilasciato dichiarazioni criticando la mancanza di dati publici sulla fase 3 dei test clinici. “Questa è una sanità per paesi poveri, qualcosa che noi non accetteremo mai”, ha detto.
La Npr (National Public Radio) ha invece riportato le dichiarazioni del direttore del Consortium of Universities for Global Health Keith Martin. “Corbevax cambierà le regole del gioco e permetterà ai paesi di tutto il mondo, penso soprattutto a quelli a basso reddito, di produrre da sé un vaccino accessibile, efficace e sicuro”.
Sempre la Npr ha dato spazio alle dichiarazioni di Prashant Yadav del Center for Global Development di Washington. “Siamo di fronte a qualcosa che può essere adattato velocemente (i vaccini a mRNA) contro qualcosa che può essere preparato meno velocemente (Corbevax), ma può essere prodotto ovunque e a un costo molto minore“.
“E’ presto per dare un giudizio”, ha dichiarato l’infettivologo Roberto Burioni, mettendo in evidenza la necessità di attendere ulteriori dati.
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