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Immergersi nell’arte. Così il metaverso sta cambiando mostre, festival e fiere

C’era una volta Second Life, era il 2003, e la promessa era quella di poter vivere una vita parallela nel digitale.  Oggi si parla sempre di più di metaverso, concetto nato dal romanzo distopico Snow Crash di Neal Stephenson del 1992 e recentemente rilanciato dal numero uno di Facebook Mark Zuckerberg.

Nella sostanza il metaverso promette (o minaccia a secondo dei punti di vista) di dare tridimensionalità alle nostre esperienze digitali, rendendole immersive.

Attraverso stanze, porte, corridoi, spazi fisici dove entrare, fare acquisti, incontrare amici, perfetti sconosciuti e, anche visitare una mostra o comprare un’opera d’arte. 

Anzi il mondo dell’arte è tra i primi che un po’ per scelta e un po’ per esigenze dettate dalle stringenti regole della pandemia, sta sperimentando nuove modalità di fruizione degli spazi espositivi. Mostre, Festival e Fiere. 

L’ambiente virtuale di Booming riproduce in modo fedele il capannone dove si svolgerà la fiera reale, a maggio 2022. In foto una conferenza nel metaverso. Da sx a dx Giuseppina Frassino, Samuele Canestrari, Manu Fiori, Ahmed Ben Nassib.

Booming, l’arte che si sdoppia: metaverso e realtà

Come Booming, fiera di arte contemporanea presente a Bologna dal 2020 (ma figlia della precedente esperienza di SetUp nata 2013) che dal 20 al 23 gennaio 2022 avrebbe dovuto aprire i battenti negli spazi di Dumbo a Bologna, ma che poi ha deciso di inaugurare lo stesso, in uno spazio virtuale, replica fedele del Binario Centrale, il capannone dentro Dumbo che avrebbe dovuto ospitare gli stand degli espositori (e che li ospiterà davvero nella versione live della mostra, annunciata per il 12-15 maggio). 

Una scelta sulla cui bontà la direttrice e fondatrice di Booming, Simona Gavioli, non ha dubbi: “La mission dell’arte è quella di anticipare sempre i tempi per cui noi come curatori, artisti, galleristi persone che vivono nel mondo dell’arte non potevamo non guardare al futuro e il futuro adesso, è questa cosa qui. E se all’inizio ci siamo addentrati in questo mondo senza neanche sapere di cosa stavamo parlando oggi vedo questa esperienza come due binari della stessa rotaia”.

Continua Gavioli: “Da una parte la fiera fisica, dall’altra quella nel metaverso, dove ci sono delle potenzialità enormi, dal punto di vista numerico ovviamente, con una platea potenziale di 7 miliardi di persone, ma anche dal punto di vista qualitativo con la possibilità di profilare come mai abbiamo potuto fare prima i collezionisti, di cui posso sapere cosa hanno visto, quanto tempo sono stati dentro uno stand e quanto tempo davanti a un’opera, per esempio.”

A destra la fiera Booming nel 2020, a sinistra l’ultima edizione 2022 allestita nel metaverso.

La fiera virtuale dunque, da escamotage nato per salvare il salvabile probabilmente diventerà una delle possibilità per partecipare senza muoversi da casa anche per le edizioni a venire.

In quella appena conclusa, inizialmente prevista per il 20-23 gennaio e poi prorogata fino a fine mese, si poteva utilizzare un visore Vr (tipo l’Oculus Quest2, di proprietà di Meta, il nuovo nome di Facebook) oppure collegarsi al sito lieu.city, la piattaforma che l’ha ospitata,  e navigare gli spazi espositivi con tastiera, mouse o touchscreen.

Una volta dentro ci si poteva muovere tra gli stand dei vari galleristi, fermarsi davanti a un’opera, ingrandirla e avere subito le informazioni principali su di essa. Se poi si desiderava approfondire ulteriormente era possibile chattare con il gallerista o mettersi in contatto con i curatori, collegati h24, che avrebbero potuto agevolare ulteriormente il potenziale acquisto.

Tra gli espositori, presenti sin dalla prima edizione di Booming, anche Zanini Arte, galleria di San Benedetto Po in provincia di Mantova, dalla doppia vocazione. Da una parte l’antiquariato e dell’altra l’arte digitale: “La nostra è una galleria di famiglia che esiste da oltre 100 anni”, ci racconta Sandie Zanini, “siamo cresciuti in un ambiente attento alla cura e a riconoscere il valore dell’arte e poi come evolvono le tecnologie per gli artisti, così è evoluta la galleria, dall’antico si è passati al contemporaneo e dal contemporaneo si è passati alla frontiera della crypto arte, un mondo a cui ci siamo avvicinati grazie agli Hackatao, un duo di artisti digitali pionieri in questo campo”.

Sulle possibilità nuove offerte dal metaverso, Sandie Zanini non ha dubbi e immagina un futuro in cui analogico e digitale convivono insieme: “Così come nell’ambito delle fiere non necessariamente una fiera digitale debba sostituire una fiera dal vivo, anche nell’arte le due forme possono convivere. L’arte digitale è semplicemente un nuovo modo di fare le cose che va di pari passo con le tecnologie che ci sono: se prima disegnavano a carboncino, poi olio su tela adesso le opere possono anche nascere nel digitale anche perché oggettivamente i ragazzi fruiscono di più il digitale che l’analogico. Quindi credo sia qualcosa di totalmente naturale. Siamo ancora agli albori, anche dal punto di vista dell’arredo ancora la diffusione degli schermi per fruire opere digitali è limitata, ma fra dieci anni probabilmente le cose cambieranno.”

Il Trento Art Festival ha deciso di svincolarsi dagli spazi reali. Concepita come un festival nativo digitale, la kermesse ha progettato gli spazi per una fruizione ottimale nel mondo del metaverso.

Trento Art Festival: il primo festival nativo del metaverso

Se Booming è stata la prima fiera d’arte contemporanea a spostarsi nel metaverso, il Trento Art Festival può vantarsi di essere un festival nativo digitale ovvero di essere stato concepito nel 2021 come esclusivamente fruibile attraverso un’altra piattaforma che si chiama Kunstmatrix.  

Le riflessioni iniziali del direttore artistico Mauro Defrancesco in questo caso sono più di natura ecologica ed economica: “una fiera tradizionale in una città italiana funziona con uno gran sperpero soldi ed energie: si prende un capannone in periferia, lo si allestisce con pannelli, luci, riscaldamento, permessi vari, poi ci si trascinano dentro 50-100 galleristi che alla fine vendono un disegno che pesa 100gr”.

Il metaverso renderà l’arte più sostenibile?

Quanto può essere sostenibile per l’ambiente questo modello ottocentesco? – si chiede Defrancesco – Noi offriamo ai nostri artisti delle possibilità espositive potenzialmente senza limiti, e non si capisce perché in questa fase molti tendano ancora a replicare  luoghi con corridoi stretti, luci fatte male, portando nel metaverso tutti i problemi che c’erano anche fuori”.

Del resto è comprensibile come ora si cerchi di replicare quanto più possibile degli ambienti noti: è così che storicamente si sono introdotto nel mercato tutte le novità. Le prime automobili avevano l’apertura delle portiere identica a quella delle carrozze trainate da cavalli, mentre le luci elettriche furono commercializzate in forme simili a candele. Oggi, agli albori del me taverso, gli spazi virtuali vengono spesso modellati a partire da spazi realmente esistenti.

La meta-mostra Erotika propone un ambiente onirico con chiari riferimenti sessuali. In questo caso il virtuale “estende” ed esplicita la fruizione delle opere.

Erotika: nel metaverso blockchain e nft per compare l’arte virtuale

Ci sono però anche esperimenti che cercano strade nuove. E’ il caso di “Erotika: Visions Outside the Mainstream” (qui il link per visitare la mostra), organizzata dal collettivo di Nft femminista ClitSplash (ovvero Luisa Ausenda e Gladys Garrote)  e ospitata nella piattaforma Aerium, dove ci si può muovere in uno spazio aperto sotto un cielo dai colori onirici dove si aggira con fare minaccioso un enorme sex toy. In questo caso le opere esposte sono tutte in Nft art, cioè file digitali unici registrati sulla blockchain. Un mondo digitale,  con arte digitale fruibile attraverso schermi o visori.

“Il metaverso cambia il paradigma, dallo scrolling si passa alla realtà virtuale”

Il metaverso dell’arte? Sarà il prossimo WordPress

Le potenzialità del Metaverso sono tutte da esplorare, ma quello in atto, come ci racconta Deodato Salafia, informatico e founder della piattaforma di eventi d’arte online lieu.city, start-up italiana nata nel 2019 con uffici a Milano, Cagliari e Messina, “è un cambio di paradigma“.

“E’ dal 1996 che l’e-commerce è lo stesso e con la virtual reality  è la prima volta che si cambia questo paradigma – spiega Salafia – Non si naviga più scrollando, ma muovendosi tra gli spazi, e questo va bene sia per una fiera d’arte che per un’automobile,  una barca o qualsiasi altra categoria merceologica. In qualche modo verrà replicato il modello del negozio o dei magazzino, dove uno entra, guarda e poi compra cose che magari non aveva ipotizzato.”

L’intento di lieu.city e di altre piattaforme che offrono la possibilità di creare degli ambienti espositivi virtuali e che fanno un ulteriore passo verso la disintermediazione, così come avvenuto in altri ambiti,  è quello di “creare il World Press dell’arte, con l’idea che, così come wordpress ha dato a tutti la possibilità di creare un sito e di scrivere i propri contenuti,  noi vogliamo dare a tutti la possibilità di creare un ambiente immersivo in virtual reality, partendo dalla verticalizzazione del mondo dell’arte.” 

“Il problema è che manca la fantasia” conclude Deodato, “Gli strumenti ci sono ora servono dirigenti preparati per usare queste cose. Aspettiamo le nuove generazioni.”

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