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Le diseguaglianze economiche sono un ostacolo alla democrazia

Cogestione, cooperazione, diseguaglianze. Di tutto questo si è discusso all’incontro Democrazia politica e democrazia economica, organizzato dalla Fondazione Barberini di Bologna, con l’obiettivo di capire come promuovere la partecipazione politica ed economica in un momento di indebolimento dell’istituzione democratica.

Intorno al tavolo il mondo dell’Università, della politica e della cooperazione, con gli interventi di Emanuele Felice, Patrizia Battilani, Maura Latini, Pierluigi Stefanini e Elly Schlein.

Al centro della discussione il modello di sviluppo cooperativo e le risposte in grado di offrire, a partire da due dati, quello storico, che, come sostiene Emanuele Felice, economista, storico e professore all’università Iulm di Milano, vede nascere il cooperativismo dal basso assieme alla richiesta di una democrazia più compiuta, e quello legato alla constatazione che lì dove il movimento delle cooperative è più esteso si vive meglio, come in Emilia Romagna e Trentino Alto Adige, “luoghi dove la difesa dei diritti sociali si traduce in maggior benessere.”

Attenzione dunque, alle disuguaglianze economiche che impediscono la piena partecipazione alla vita democratica, ecco allora che insieme alle risposte del mondo cooperativo tornano di moda anche “modelli che hanno funzionato altrove come in Germania e nei Paesi Scandinavi, come la cogestione, dove i lavoratori partecipano al governo delle imprese.”

A porre l’accento sulla necessità di un ritorno al cosiddetto campo largo della cooperazione è la professoressa del Dipartimento di Scienze Economiche dell’Università di Bologna Patrizia Battilani, ovvero un contesto in cui “il mondo cooperativo si muove accompagnato ai grandi movimenti, come è avvenuto in passato, avendo quindi più potere di incidere nella vita sociale e politica.” Negli anni’80 e ‘90, sottolinea la professoressa Battilani, “la cooperativa di consumo italiana è stata all’avanguardia nei temi ambientali ma in quella fase storica nel nostro paese non c’era un movimento forte ambientalista nella società, indebolendo quindi la spinta cooperativa sui temi ambientali.”
Infine i veri punti di forza, riscontrabili “nella varietà delle imprese cooperative, perché se è vero, come sostiene l’economista Christopher Pissarides che la vera innovazione viene dalle piccole imprese, è vero che il movimento cooperativo ha tra le mani una grande ricchezza, come le cooperative di comunità che giocano un ruolo decisivo nell’innovazione sociale”

Il tema del rinnovamento e quello della comunicazione sono al centro del ragionamento messo in campo da Maura Latini, amministratrice delegata di Coop Italia, perché “se da una parte ci vogliamo assumere la responsabilità di quello che offriamo ai nostri consumatori, cercando di portare in tutte le fasce di reddito prodotti virtuosi, quindi buoni, sani e giusti, dall’altra vogliamo lasciare margini migliori per le imprese cooperative che producono questi prodotti e che in questo momento fanno fatica a stare nel mercato. La sfida è riuscire a comunicare la differenza”. Una scelta che ha portato Coop Italia a rifiutare un potenziale accordo con Amazon “che ci ha proposto di partecipare al loro programma di neutralizzazione dell’impronta carbonica attraverso l’acquisto di crediti, racconta Maura Latini – ma noi lavoriamo affinché i processi produttivi diventano neutri, altrimenti quella è solo un’operazione di facciata.”

Il convengo presso la Fondazione Barberini di Bologna

Di grande rischio per la tenuta democratica parla invece Pierluigi Stefanini, presidente fondazione Unipolis e presidente Asvis: “Noi abbiamo bisogno mai come oggi di promuovere generatività e generosità. Sono ingredienti che mancano o che sono insufficienti. Dobbiamo inoltre rafforzare tutti i processi di democratizzazione e partecipazione. A tutti i livelli. Un bilanciamento intelligente tra i contenuti valoriali che si vogliono promuovere e il modo in cui si riescono a portarli avanti nella società e nel mercato. Per questo serve portare avanti processi democratici e partecipativi perché quello che serve alla cooperazione serve al paese” E se le sfide di oggi si presentano con un livello di complessità senza precedenti, “Il fatto stesso che la cooperazione sia costretta per sua natura a comporre la pluralità dei soggetti, attraverso un meccanismo partecipativo collegiale, la rende più predisposta per affrontare sfide che si affrontano solo attraverso una dimensione collettiva.”

Infine un occhio alle recenti tornate elettorali, dove, come sottolinea Elly Schlein, vicepresidente della Regione Emilia Romagna “se noi sommiamo le mappe delle disuguaglianze che sono aumentate attraverso le crisi di questi ultimi anni con quelle degli esiti elettorali non solo europei ma anche negli Stati Uniti abbiamo una percezione molto chiara delle questioni da cui occorre ripartire.
Se è vero che libertà è partecipazione – continua la Schlein – è vero che servono le condizioni per la partecipazione e un’educazione per farlo. Per questo è indispensabile una redistribuzione delle ricchezze perché la gente non vota se non arriva alla fine del mese, accompagnata da una redistribuzione del tempo, del sapere e del potere.”

Change-Makers è il magazine digitale che racconta idee, storie, protagonisti del cambiamento. Scriviamo di cooperazione e innovazione sociale, ambientale, economica, digitale, organizzativa, etica e filosofica.
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