Rinunciare al gas russo si può, senza nuove trivellazioni
E’ possibile liberarsi dalla dipendenza dal gas russo senza nuove trivellazioni in Italia e senza attivare nuovi contratti con altri produttori di gas e petrolio?
Se lo è chiesto il think thank climatico Ecco. La risposta è che misure di risparmio combinate con una decisa svolta verso le rinnovabili potrebbero da sole già bastare a non ricadere nella trappola delle dipendenza energetica da fonti fossili e ad evitare nuove trivellazioni, tra l’altro non decisive visto che “l’incremento di meno di 2 miliardi di metri cubi all’anno, previsto dal piano del Governo, corrisponde al 6% delle importazioni di gas russo”.
Nel dettaglio Ecco propone una ricetta basata sul risparmio e sulla responsabilità della cittadinanza, sull’efficienza energetica strutturale, sullo sblocco immediato delle rinnovabili e sull’utilizzo
delle infrastrutture a gas già esistenti.
Così, spiegano gli esperti del think tank, “l’Italia riuscirebbe a rispondere al taglio delle forniture russe senza far ricorso a nuove infrastrutture gas, riaccensione delle centrali a carbone o nuova produzione nazionale”.
Secondo il think tank sarebbe possibile sostiture in 12 mesi il 50% delle esportazione del gas russo, passando quindi dai 33 miliardi di metri cubi di gas l’anno importato dalla Russia (dati 2019) a circa 15.
Un grado in meno nei caloriferi per tagliare il gas russo
Come fare nel dettaglio? Un primo taglio di 5 miliardi di metri cubi di gas potrebbe arrivare da risparmi sui consumi nel riscaldamento in case e uffici (4 miliardi), e dalla sostituzione del 10% delle caldaie con pompe di calore (1 miliardo).
Il tema dei risparmi è fondamentale, perché da lì arriverebbe un terzo del taglio del gas. Negli usi civili la riduzione di un grado di riscaldamento permetterebbe di tagliare 2 miliardi di metri cubi di gas, senza contare sprechi e malfunzionamenti delle caldaie spesso vetuste.
Si legge nel rapporto di Ecco:
La riduzione di 2°C delle temperature, quale misura per fronteggiare una situazione di emergenza, unita alla riduzione degli sprechi e a soluzioni di smart working, viene quantificata in un potenziale di risparmio del 15% rispetto ai consumi attuali, per un risparmio di circa 4 miliardi di metri cubi, più del doppio del potenziale promesso dalle nuove trivellazioni.
Il tema delle pompe di calore è importante perché ci sono già incentivi messi a bilancio dallo Stato italiano, ed è il caso del Superbonus del 110%. Incentivi che secondo Ecco potrebbero essere modificati per imporre le pompe tra le misure “trainanti” escludendo invece l’installazione di nuove caldaie a gas.
Burocrazia e politiche fiscali per imprese e privati
Altri 9 miliardi di metri cubi di gas sarebbero tagliabili attraverso un deciso passaggio verso la generazione elettrica del calore. Quindi attraverso pannelli solari, eolico e altri fonti green e rinnovabili. Da questo punto di visto saranno importanti le risorse del Pnrr ma anche lo sviluppo delle comunità energetiche.
L’industria potrebbe fare la sua parte, attingendo alle risorse del Pnrr e attivando almeno 5 gigawatt di nuove energie rinnovabili (2 miliardi di metri cubi di gas risparmiati).
Per lo Stato italiano si tratterebbe di mettere mano alle politiche fiscali, ad esempio introducendo sconti sull’Imu per i capannoni i cui tetti saranno destinati alla produzione fotovoltaica, ma anche un’opera di abbattimento delle tante barriere e complicazioni burocratiche sarebbe importante.
“È necessario – ha spiegato Matteo Leonardi di Ecco – dare priorità al risparmio di calore ed elettricità in tutti i settori. La responsabilità della cittadinanza è un elemento essenziale ma totalmente sottovalutato e assente nelle scelte di politica energetica. Questo, affiancato a un piano di efficienza energetica strutturale, allo sblocco immediato delle rinnovabili e un migliore utilizzo delle infrastrutture a gas esistenti, permetterebbe all’Italia di mettere sul tavolo un’opzione pacifica e svincolarsi dalle forniture russe entro il prossimo inverno. Se poi, tali misure divenissero strutturali, permetterebbero di gettare le basi per una strategia di uscita dal gas, necessaria per il raggiungimento degli obiettivi climatici”.
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