Nel luogo senza tempo e senza spazio dove vivo talvolta mi giungono storie come questa.
Nabeshima Yamamoto era l’ultimo discendente di un’antichissima dinastia giapponese. Tra i suoi avi più illustri c’era Yamamoto Tsunetomo a cui si attribuisce l’Hagakure, meglio conosciuto in occidente come Il codice del samurai.
Quando Nabeshima presentò al mondo intero la sua prima casa realizzata con fumo e sabbia ormai l’anno 2039 volgeva al termine.
Il noto architetto non era affatto nuovo a simili trovate urbanistiche. Basti ricordare ad esempio, il progetto di “ponti di fiume”, pensato per innovare il vecchio sistema di “ponti sul fiume”, realizzato prima con il Tamigi e diffusosi poi in ogni parte del mondo.
Eppure, la casa di fumo e sabbia, fu un successo al di là di ogni più rosea previsione.
Infatti, fece così parlare di sé, da dar vita a una nuova forma di turismo di massa, etichettato prontamente dai media come Turismo S&S: smoke and sand.
Vere e proprie ondate migratorie di persone giungevano da ogni luogo del pianeta per vedere quella casa. Così tanta gente, che la città di Tokio, dove Nabeshima aveva edificato la sua casa speciale, si ritrovò dopo poco tempo nella condizione di contingentare i flussi di turisti.
Per farlo, commissionò un sistema di prenotazione sofisticatissimo che governava i flussi solo dopo aver misurato, attraverso algoritmi imperscrutabili, l’impatto sociale e ambientale che i nuovi arrivi provocavano sulla città.
Per mesi si parlò sui media dell’epoca, delle proprietà avveniristiche della S&S house che naturalmente – era questa la sua forza – resisteva al vento, alla pioggia e a qualsiasi evento atmosferico.
Sottoposta a test rigidissimi, la casa di Nabeshima, solo nel primo anno, era passata indenne attraverso più di 200 temporali, 2 uragani e 7 tornadi che a quell’epoca funestavano sovente il Giappone e l’intero pianeta.
Tali eccellenti prestazioni, aveva consentito alla S&S house di fregiarsi della prestigiosa classe SICUR+, il più alto parametro di antifragilità degli edifici, regolamentato dall’EICC, l’Ente Internazionale di Certificazione delle Case.
Insomma, una casa praticamente a prova di bomba, che l’imperatore del Giappone volle subito per sé, la sua giovane moglie e il loro pargoletto erede al trono, purtroppo affetto da cronica tristezza.
Fu così che Nabeshima cominciò a costruire il nuovo palazzo imperiale, studiando maniacalmente non solo tutti gli agenti atmosferici che avrebbero potuto danneggiarla, ma anche eventuali attacchi nucleari, invasione di cavallette, epidemie e flagelli incombenti.
Il risultato fu una casa assolutamente inviolabile e non scalfibile dall’esterno.
Purtroppo non dall’interno, come tutti ebbero modo di constatare qualche tempo dopo.
Tra gli innumerevoli stress-test effettuati mancava infatti quello dello Starnuto-di-un-ragazzo-triste.
Che fu fatale.
Fu infatti proprio uno starnuto del figlio dell’imperatore a ridurre in briciole e fumo il palazzo reale.
Sebbene il disastro non causò ferita alcuna alla famiglia reale e alla servitù, lo stesso giorno Nabeshima, disonorato dall’evento e in ossequio alla sua antica stirpe, si tolse la vita alla maniera dei samurai, fecendo seppuku sull’uscio della sua dimora.