fbpx

Potenzialità, rischi, confini: il Manifesto dell’intelligenza artificiale

Definire gli obiettivi e circoscrivere i confini di tecnologie sempre più presenti nelle nostre vite: quelle legate all’intelligenza artificiale (Ia). È lo scopo del Manifesto italiano dell’intelligenza artificiale, un documento in sette punti redatto da quattro esperti del settore che vogliono richiamare l’attenzione di policy maker, dirigenti d’azienda, comunicatori e utenti. 

Il 61% della popolazione europea guarda positivamente all’Ia e ai robot, ma l’88% pensa che ci voglia una gestione attenta. Come ogni altra tecnologia, anche l’intelligenza artificiale può portare aiuto o danno alla società, essere strumento di bene e di male: per questo, pone inevitabilmente la necessità di una riflessione etica.

Ecco perché Massimo Chiriatti (tecnologo dell’area It), Nicola Intini e Corrado La Forgia (ingegneri e manager esperti di applicazioni industriali dell’Ia) e Paola Liberace (filosofa esperta di competenze digitali) hanno deciso di scrivere questo manifesto.

“Un manifesto sull’intelligenza artificiale dovrebbe comprendere le stesse parole d’ordine che riguardano ogni oggetto: il fine non giustifica i mezzi. Inoltre, un manifesto sull’Ia dovrebbe porsi degli obiettivi pragmatici. Per esempio, dovrebbe dare indicazioni riguardo ai diritti delle macchine e ai loro doveri, che riguardano le persone. Inoltre, dovrebbe definire con precisione i confini dell’Ia”. 

Queste parole non sono state scritte dagli autori, ma sono state generate da… una intelligenza artificiale. È la Gpt-3, alla quale per l’occasione è stata fatta una domanda semplice e allo stesso tempo molto complessa: cosa dovrebbe contenere un manifesto sull’Ia?

Cos’è l’intelligenza artificiale?

L’intelligenza artificiale è l’abilità di una macchina di mostrare capacità umane quali il ragionamento, l’apprendimento, la pianificazione e la creatività.

L’Ia permette ai sistemi di capire il proprio ambiente, mettersi in relazione e risolvere problemi, agendo verso un obiettivo specifico. Il computer riceve i dati, ad esempio tramite sensori, li processa e risponde.

I sistemi di intelligenza artificiale sono capaci di adattare il proprio comportamento, analizzando gli effetti delle azioni precedenti e lavorando in autonomia su quelle future.

Alcuni tipi di Ia esistono da più di cinquant’anni, ma i progressi nella potenza dei computer, la disponibilità di enormi quantità di dati e lo sviluppo di nuovi algoritmi hanno portato a grandi progressi nella tecnologia negli ultimi anni.

Oggi ci sono tante applicazioni che utilizzano l’intelligenza artificiale, senza che ce ne accorgiamo: dalle ricerche online alle interfacce delle automobili, dall’agricoltura tecnologizzata alla previsione di disastri naturali, dai dispositivi medici ai trasporti pubblici.

Il Manifesto in 7 punti

Il Manifesto, che è disponibile integralmente a questo link, è suddiviso in sette punti.

Punto primo: l’Ia di cui parliamo è quella debole.

Oggetto del manifesto è l’Ia ristretta (o debole), applicata oggi in campi specifici. Il manifesto non riguarda invece quella chiamata Agi, ossia “Intelligenza Artificiale Generale”.

Punto secondo: l’Ia si basa su dati, computer e algoritmi.

Gli ingredienti di base dell’intelligenza artificiale sono insomma gli stessi di tutte le applicazioni informatiche: i dati, i computer e gli algoritmi, che insieme formano un sistema.

Punto terzo: l’Ia non ci sostituirà.

Il manifesto afferma con forza che l’Ia non ci sostituirà, né ci emarginerà, perché con l’Ia non possiamo fare tutto.

Punto quarto: verso l’Ia serve tecno-ottimismo.

L’Ia non può fare tutto e non deve far paura. Due sono i rischi da evitare:

– Il tecno-utopismo, che promette troppo: “L’Ia non ha limiti tecnici, economici ed etici”

– Il tecno-pessimismo, che spaventa con visioni distopiche: “L’Ia ci sostituirà”.

Il manifesto propone, invece, un atteggiamento detto “tecno-ottimismo”, che passa attraverso un utilizzo consapevole e costruttivo delle tecnologie. La macchina non ha un fine: siamo noi esseri umani che glielo diamo.

Punto quinto: l’Ia aiuta l’essere umano a fare meglio e a fare cose nuove.

L’Ia supporta l’essere umano in due direzioni:

a) Fare cose che potremmo già fare, ma ora possiamo fare meglio. Le macchine sono più veloci, più economiche, più facili, di precisione superiore.

b) Fare cose nuove, che non si potevano fare prima. Se lasciamo fare alle macchine quello per cui sono adatte, daremo alle persone la possibilità di essere sempre meno “manodopera” e sempre più “testadopera”, ossia trarre vantaggio dall’uso della migliore nostra risorsa: la testa. L’Ia è per la testa quello che la leva è per la mano: ci consente di fare velocemente e meglio ciò che noi umani ci proponiamo di fare.

Punto sesto: cosa possiamo fare, cosa dobbiamo decidere, come dobbiamo essere.

L’Ia non è un vaso di Pandora, non ha un destino ineluttabile: è nelle mani, nel cuore e nella testa degli esseri umani decidere come usarla, e come fare in modo che protegga le persone e la loro privacy.

Punto settimo: come agiamo, così diventiamo.

Noi italiani, per salvare la cultura umanistica e diffonderla, dobbiamo da una parte recuperare il terreno perso sul fronte delle competenze informatiche diffuse, dall’altra far leva sulle nostre peculiarità derivanti dalla nostra storia, dalla capacità di far emergere il bello, dall’empatia, dalla facoltà di giudizio. Nell’era dell’Ia le risposte sono facili e convenienti, ma le domande intelligenti sono poche e difficili.

La strategia dell’Unione Europea

Già nel 2019, l’Unione Europea pubblica le linee guida etiche per una intelligenza artificiale affidabile. Pochi mesi dopo, comincia a preparare il primo insieme di norme per gestire le opportunità e i rischi insiti rappresentati dall’Ia, concentrandosi su come rafforzare la fiducia dei cittadini nell’intelligenza artificiale. 

La Commissione vuole aumentare a 20 miliardi di euro l’anno gli investimenti privati e pubblici per le tecnologie di Ia, proponendosi di trasformare l’Europa nel nuovo centro nevralgico dell’Ia affidabile.

Nel frattempo, il Parlamento ha costituito la Commissione speciale sull’intelligenza artificiale in un’era digitale (Aida), per analizzare l’impatto dell’Ia sull’economia dell’Unione. 

La relazione finale della Commissione, adottata dalla plenaria nel maggio 2022, include una proposta per la tabella di marcia dell’Ue verso l’Ia: un approccio olistico per una posizione comune a lungo termine che mette in evidenza i valori chiave, gli obiettivi e i valori.

Gli Stati Uniti seguono a ruota

A ottobre 2022, anche la Casa Bianca ha presentato una bozza di documento per cercare di disciplinare lo sviluppo dei sistemi di intelligenza artificiale.

Queste tecnologie determinano già aspetti importanti della vita degli statunitensi, tra cui assistenza sanitaria, occupazione, alloggio e istruzione. Negli Stati Uniti, però, le normative governative che riguardano la nuova tecnologia rimangono minime o inesistenti.

Ecco perché, nel documento, sono stati individuati cinque principi fondamentali, da cui discendono diverse applicazioni pratiche: sistemi sicuri ed efficaci, algoritmi privi di discriminazioni, privacy dei dati, trasparenza nei confronti degli utenti e possibilità di avere alternative “umane” all’Ia.

Change-Makers è il magazine digitale che racconta idee, storie, protagonisti del cambiamento. Scriviamo di cooperazione e innovazione sociale, ambientale, economica, digitale, organizzativa, etica e filosofica.
Se vuoi restare in contatto con noi iscriviti alla nostra newsletter.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Cerca nel sito