“Salvare il clima? Iniziamo cambiando bollette e super bonus 110%”
Le bollette? Sono sbagliate nella struttura del costo, sproporzionate, ancora sbilanciate a favore delle energie fossili. In definitiva dannose se l’obiettivo è quello della transizione energetica verso energie green. Ne è convinta Francesca Andreolli, policy advisor del think tank ecologista Ecco e autrice del rapporto “A tutto gas. La risposta italiana alla crisi manca di efficienza”.
Andreolli, cosa c’è che non funziona nelle bollette italiane?
Il totale da pagare in una bolletta per il consumo di gas ed elettricità comprende, oltre al costo della materia prima,una serie di voci a copertura dei costi per il trasporto e gli oneri generali di sistema, regolate secondo criteri decisi da Arera, l’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente, che a sua volta recepisce le indicazioni del governo. Quello che succede oggi in Italia è che lo sviluppo delle rinnovabili, necessario per la transizione energetica, è pagato quasi completamente attraverso le bollette elettriche. Per un utente domestico si parla di 0.4 euro al GigaJoule per bolletta gas, contro i 13,6 euro per la bolletta elettrica.
Quindi le energie fossili e climalteranti non contribuiscono alla transizione energetica, transizione che passa anche per l’elettrificazione dei consumi?
E’ proprio così. Gli incentivi alle rinnovabili li paghiamo con le bollette della luce, non con quelle del gas. E’ un sistema tariffario in forte contraddizione rispetto agli obiettivi di decarbonizzazione ed è da rivedere completamente.
Cosa potrebbe succedere se la situazione si invertisse?
Attualmente la distribuzione degli oneri ambientali è fortemente a favore del gas, come detto colpendo invece l’elettrico. Se fosse l’inverso, i consumi del gas sarebbero scoraggiati, mentre diventerebbe sempre più conveniente riscaldare le abitazioni attraverso le pompe di calore, che hanno bisogno di energia elettrica per funzionare. Ad oggi gli oneri ambientali sul gas sono praticamente irrilevanti. Per un utente domestico le componenti ambientali e fiscali sono circa 3 volte più basse nella bolletta del gas rispetto a quella elettrica.
Quindi investire su una pompa di calore, al momento, non è così conveniente in termini di costi?
Esatto. La struttura attuale delle bollette fa sì che se oggi decidessi di investire in una pompa di calore elettrica, l’efficienza intrinseca della scelta sarebbe completamente eliminata dai costi caricati in bolletta.Non è tutto.
Cosa non funziona ancora?
Ci sono state altre scelte recenti da parte del governo che stanno operando nella direzione sbagliata. Ad esempio per mitigare il caro bolletta sono stati azzerati gli oneri di sistema sulla bolletta elettrica e ridotta l’iva sulle bollette del gas senza fare distinzioni di reddito. Vuol dire che chi consuma di più riceve di più in termini di sgravi. Anche le seconde case sono interessate da queste misure. Insomma scelte di questo tipo non favoriscono l’efficientamento e la riduzione dei consumi. Così non ci libereremo dalla dipendenza dal gas. Purtroppo lo stesso problema lo ha il super bonus 110%.
Il bonus 110% permette di migliorare la classe energetica di un’abitazione. Cosa c’è che non va nel provvedimento?
Ci sono alcune cose che andrebbero migliorate. Prima di tutto i soldi non vengono vincolati a precise tecnologie. Ad esempio col bonus posso comprare per casa mia una nuova caldaia a gas, legando me e il mio palazzo ad un combustibile fossile per i prossimi decenni. Perché poi la caldaia nuova non la cambierò presto, le pare?
Come dovrebbe cambiare invece il super bonus sulla casa?
Bisognerebbe mettere nero su bianco che no, le caldaie a gas non si possono più comprare grazie ai contributi pubblici. Bisogna elettrificare i consumi, e spingere sulle pompe di calore funzionerà quando sarà conveniente e competitivo rispetto al gas installarne una. Il 110% avrebbe tutte le caratteristiche per fare questo.
La transizione da una caldaia a gas a una pompa di calore è complicata?
Non è così facile liberarsi di una caldaia a gas perché l’alternativa, la pompa di calore, può avere dei limiti operativi e diventa efficiente se accoppiata con pannelli radianti, i comuni radiatori non sono così adatti. Quindi il passaggio da una tecnologia all’altra impone costi importanti. Un bonus che immagina la completa ristrutturazione di un’abitazione, come fa il 110%, potrebbe però spingere in quella direzione. Non solo la pompa di calore, altre tecnologie utili per l’elettrificazione sono i pannelli solari, i fornelli a induzione per la cucina, il cappotto per ridurre la dispersione termica degli edifici. Infine c’è il tema della durata del superbonus. Attualmente siamo nel pieno di un collo di bottiglia: i tempi per accedere ai contributi sono ristretti, il mercato non riesce a rispondere adeguatamente, i prezzi si stanno alzando e si sta bloccando tutto.
Cosa bisognerebbe fare dunque?
Prendere in considerazione una strategia di lungo termine, per fare in modo che tutti possano programmare gli interventi. In più si dovrebbe lavorare per ridurre prima di tutto i costi dell’energia che colpiscono le classi sociali più vulnerabili, parlo di coloro che sono più esposti alle fluttuazioni del prezzo dell’energia.
Insomma non è solo questione di soldi, è anche una questione di “pensare bene” i provvedimenti?
Esatto. Ci sono molte cose che possono essere corrette senza nuove risorse ma utilizzando bene le possibilità che già ci sono. Non si tratta di provvedimenti impossibili. Nel Regno Unito dal 2025 non si potranno più vendere caldaie, ma solo pompe di calore. Perché non può succedere anche in Italia?
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