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Un ponte tra scuola e impresa: la riforma degli Its Academy è legge

Finite le scuole superiori, tradizionalmente i neodiplomati avevano davanti due strade: o andare a lavorare o iniziare l’università. Da oltre dieci anni, in realtà, in Italia si è sperimentata anche una “terza via”: gli Its, gli istituti tecnologici superiori, un mix di teoria e pratica per formare personale specializzato con solide basi teoriche. Il 12 luglio 2022, finalmente il Parlamento ha approvato la legge che li istituisce ufficialmente: saranno finanziati dal Pnrr con 1,5 miliardi di euro, da spendere entro il 2026.

“Il provvedimento prevede prima di tutto una stabilizzazione dei finanziamenti”, spiega Serse Soverini, deputato del Pd promotore della legge. “Prima la gestione era delegata alle Regioni, che tra di loro non erano coordinate. Ora invece si creerà un quadro nazionale che si accompagnerà a quello delle Regioni, per una strategia più compiuta. Questa legge era prevista nel maxi finanziamento di 1,5 miliardi di euro del Pnrr: se non avessimo legiferato, non avremmo potuto spendere le somme dedicate”.

L’obiettivo è chiaro: rendere ancora più stretto il legame tra formazione e lavoro, tra scuola e impresa. Oltre alle sei aree tecnologiche attuali, nei nuovi Its Academy ce ne saranno anche di nuove, che verranno definite prossimamente attraverso un decreto: si punterà su settori competitivi come la transizione energetica e l’intelligenza artificiale, per stare al passo con le esigenze di innovazione delle imprese.

Come funzioneranno gli Its Academy

I percorsi formativi saranno suddivisi in due livelli: quello di durata biennale e quello di durata triennale. Si articoleranno in semestri che comprenderanno attività teorica, attività pratica e laboratori. L’attività formativa sarà svolta, per almeno il 60% del monte orario complessivo, da docenti provenienti dal mondo del lavoro, mentre gli stage aziendali e i tirocini formativi, obbligatori almeno per il 35% del monte orario, si potranno svolgere anche all’estero e saranno sostenuti da borse di studio.

Chi si potrà iscrivere? Gli Its sono aperti a chiunque sia in possesso di un diploma di scuola secondaria di secondo grado o di un diploma quadriennale di istruzione e formazione professionale, unitamente a un certificato di specializzazione dei corsi di istruzione e formazione tecnica superiore di almeno 800 ore.

Nascerà anche il Comitato nazionale Its Academy che, consultando imprese e associazioni territoriali, potrà indirizzare i giovani nel mercato del lavoro. Anche il monitoraggio premiale sarà più incisivo, prevedendo la revoca dell’accreditamento se per 3 anni la valutazione è stata negativa per più del 50% dei corsi. Infine, per i ragazzi che ancora sono indecisi sul percorso da seguire, avendo una conoscenza ristretta di questi percorsi post diploma, la riforma prevede campagne informative, laboratori, attività di orientamento.

Il lungo iter che ha portato agli Its Academy

A definire le prime linee guida per la riorganizzazione del sistema di istruzione e formazione tecnica superiore è stato il decreto della presidenza del Consiglio dei ministri (Dpcm) del 25 gennaio 2008. È stato questo che ha posto le basi per l’avvio e lo sviluppo degli Its nel nostro paese.

Nel decreto si fa riferimento a diversi obiettivi da perseguire, come “l’orientamento permanente dei giovani verso le professioni tecniche” e una stretta collaborazione con i territori e il mondo del lavoro. Vengono poi definiti una serie di standard organizzativi, “gli elementi essenziali” per la loro riconoscibilità. 

Il provvedimento indica anche le sei aree tecnologiche a cui fanno riferimento gli Istituti: efficienza energetica, mobilità sostenibile, nuove tecnologie della vita, nuove tecnologie per il made in Italy, tecnologie innovative per i beni e le attività culturali e tecnologie della informazione e della comunicazione. 

Nel 2011 arriva un decreto del ministero dell’Istruzione che si occupa di alcuni aspetti chiave, come i requisiti d’accesso ai percorsi formativi e la verifica delle competenze acquisite. Un altro intervento normativo – sempre firmato dal ministero e datato 2013 – fornisce le linee guida sull’organizzazione delle commissioni degli esami finali per il rilascio dei diplomi. 

Nel 2014 Governo, Regioni, province e Comuni firmano un accordo sulla realizzazione del sistema di monitoraggio e valutazione dei percorsi Its. Infine, un decreto del ministero dell’Istruzione ha introdotto, nel 2018, i “Programmi di sviluppo nazionale”, che supportano la “filiera formativa” degli Its.

Lo sviluppo degli Its in Italia

Era il 2010 quando nel nostro paese nascono i primi due istituti tecnici superiori. Nei cinque anni successivi, secondo il primo monitoraggio di Indire, in Italia sono stati aperti 75 Its, con 349 percorsi attivati e 7.838 studenti ammessi. Gli stage hanno coinvolto 1.056 aziende, mentre 231 laboratori venivano messi a disposizione nei nuovi istituti. I percorsi attivati rientravano, in particolare, nell’area nuove tecnologie per il made in Italy (43,6%). 

Negli anni i numeri aumentano: un nuovo monitoraggio di Indire effettuato nel 2018 mostra che gli Its arrivano a quota 95, con 10.447 studenti ammessi e 429 percorsi attivati. Le aziende coinvolte sono 1.449, e 538 i laboratori. 

Attualmente, gli Its in tutta Italia sono 124, frequentati da circa 21mila studenti. I risultati ottenuti in questi anni mostrano che questi percorsi sono proficui per chi decide di intraprendere questo percorso: secondo i dati dell’ultimo monitoraggio nazionale 2022 (relativo all’anno 2020), su 5.280 diplomati, l’80% (4.218) ha trovato un’occupazione, nonostante le restrizioni e le difficoltà causate dalla pandemia.

Cosa succede negli altri paesi europei

Gli Its sono una realtà ancora giovane in Italia, mentre in altri paesi questo modello è già radicato: gli studenti che li frequentano sono 750mila in Germania, 530mila in Francia, 400mila in Spagna, 270mila nel Regno Unito.

Interessante è il modello francese, dove i neodiplomati possono scegliere tra le sezioni di tecnici superiori e l’istituto universitario tecnologico, con una percentuale di giovani che alla fine ottiene un rapporto lavorativo stabile del 33%.

Il modello di formazione professionalizzante più celebre e che ha raccolto i risultati migliori per il tessuto economico è però quello tedesco. In Germania sono stati costituiti tre sistemi differenziati: la Fachhochschule, la Berufsakademie e la Fachschule. La Fachhochschule ha una durata di 3-4 anni, di cui due anni di stage in un’impresa: questo tipo di scuole formano studenti in professioni di tipo tecnico come ingegneri, chimi ed elettrotecnici. La Berufsakademie si differenzia in quanto punta ancora di più sull’apprendimento pratico, che costituisce il 50% del percorso formativo. Infine, la Fachschule si colloca a un livello intermedio tra il diploma finale di apprendistato e i titoli superiori, e con questi percorsi si può accedere a quadri professionali intermedi.

Le criticità della riforma italiana

Secondo i sindacati, la nuova legge sugli Its ha però anche diverse criticità. In particolare, il rischio è quello di incentivare una tendenza alla privatizzazione dell’istruzione: “È evidente che l’eliminazione della scuola quale soggetto di riferimento indirizza tutto il provvedimento verso un’ulteriore privatizzazione di un pezzo rilevante del sistema formativo, con la rinuncia a una complessiva dimensione nazionale”, affermano il segretario confederale della Cgil, Christian Ferrari e il segretario generale della Flc Cgil, Francesco Sinopoli. 

“Inoltre, le risorse stanziate nella legge sono davvero scarse. Giudichiamo negativo il fatto che si preveda che tutto il personale docente, tecnico amministrativo e di laboratorio sia assunto con contratti di prestazione d’opera. È davvero difficile ipotizzare il consolidamento di questo sistema terziario senza prevedere per lo meno la stabilità del personale. C’è così il rischio che le cospicue risorse del Pnrr si trasformino in ulteriori incentivi alle imprese, e non in un’opportunità di crescita formativa e culturale delle ragazze e dei ragazzi”.

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