Change Makers Magazine alla Cop 27 con il think tank italiano indipendente ECCO
Mancano poche ore all’apertura dei lavori della 27° Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP27) a Sharm el-Sheikh, in Egitto, prevista tra il 6 e il 18 novembre prossimi, a cui parteciperanno oltre 40.000 delegati da tutto il mondo e oltre 100 leader tra capi di Stato e di Governo.
Nonostante l’enorme importanza di un evento di questo tipo, le aspettative non sono certo alte.
“Salvaguardare gli obiettivi sul clima fissati alla Cop26 di Glasgow, sarebbe un successo, perché al G20 abbiamo visto una forte propensione a fare marcia indietro” ha detto Alessandro Modiano, Inviato Speciale per il Cambiamento Climatico per l’Italia, nel corso di di un briefing pre-cop, organizzato ieri da ECCO, il think tank italiano, indipendente dedicato alla transizione energetica e al cambiamento climatico.
Cop 27 in un contesto difficile
Obiettivo per tutte le Cop, e in particolare per quelle successive alla 21° di Parigi, è quello di accrescere la cooperazione internazionale, per realizzare gli obiettivi dello storico accordo sottoscritto nella capitale francese nel 2015 e volto, come recita l’articolo 2 a “rafforzare la risposta mondiale alla minaccia posta dai cambiamenti climatici, nel contesto dello sviluppo sostenibile […] mantenendo l’aumento della temperatura media mondiale ben al di sotto di 2 °C rispetto ai livelli preindustriali e proseguendo l’azione volta a limitare tale aumento a 1,5 °C rispetto ai livelli preindustriali”.
Va detto, quello di Sharm el-Sheikh non è un appuntamento semplice: si tratta della prima Cop che si svolge in concomitanza con una guerra in corso nel cuore dell’Europa.
Guerra che ha inasprito la crisi energetica e alimentare e provocato riassetti geopolitici altrettanto dirompenti, che rischiano di rendere più complicati i lavori.
Se poi aggiungiamo che l’Egitto non è certo – come il nostro Paese sa bene, da Regeni a Zaki – un campione di democrazia e rispetto dei diritti civili, il sospetto che la conferenza possa essere usata più come opportunità diplomatica che come reale meeting di discussione ambientale rimane forte;
e rischia di far echeggiare ancora il caustico “bla bla bla” proferito l’anno scorso da Greta Thunberg, che a Sharm el-Sheikh non ci sarà perché – ha detto – “lo spazio per la società civile quest’anno è estremamente limitato”.
I 4 assi tematici della Cop 27
Eppure la localizzazione africana e mediterranea della Cop sarebbe già premessa importante per accendere l’attenzione su quella parte di mondo che rischia di pagare il prezzo più alto sulla pira del riscaldamento globale.
È urgente perciò tradurre gli impegni presi a Glasgow in azioni concrete e fondamentali per tutti quei Paesi in via di sviluppo, in buona parte localizzati nel continente africano.
La Cop 27 quegli impegni li declina lungo 4 assi tematici:
Mitigazione, per aggiornare gli impegni dei governi sulla riduzione delle emissioni per ricondurli all’obiettivo del 1,5°;
Finanza per il clima per aumentare l’obiettivo annuale globale di finanziamento per il clima e dare piena attuazione all’impegno dei 100 miliardi di dollari in aiuti economici ai paesi più poveri e su cui i Paesi più avanzati sono in colpevole ritardo;
Adattamento per raggiungere una quota minima del 50% dei finanziamenti per il clima dedicata all’adattamento e accrescere la resilienza delle comunità più vulnerabili che ormai sembrano essere in ogni dove visto il proliferare di eventi meteorologici estremi causati da ondate di caldo, inondazioni, incendi boschivi;
Loss & damage per impegnare adeguate risorse finanziarie necessarie a far fronte a perdite e danni derivanti dal cambiamento climatico.
L’Italia e la Cop
Per il nuovo governo italiano si tratta del primo impegno internazionale sui temi ambientali e banco di prova in merito alle sue intenzioni programmatiche.
Sicuramente un primo segnale importante è dato dalla partecipazione al summit sia della Premier che del Ministro dell’Ambiente e dall’annunciata presentazione, il 7 novembre, del “Fondo italiano per il clima” deciso lo scorso anno a Glasgow: “il nostro contributo al fondo da 100 miliardi all’anno, previsto nell’Accordo di Parigi, per aiutare i paesi in via di sviluppo a decarbonizzare”, ha detto Modiano.
Parliamo di 840 milioni all’anno (di cui 40 a fondo perduto), per 5 anni, stanziati per sostenere le politiche climatiche nei paesi in via di sviluppo. Un fondo che entrerà in funzione nelle prossime settimane visto che i decreti attuativi, sono ormai alla Corte dei Conti.
Rimangono però in bilico altri impegni dell’Italia sottoscritti a Glasgow tra cui la progressiva uscita dalle fonti fossili che è il vero stress test di credibilità del nostro Paese rispetto agli impegni presi con l’Europa (che al di là dell’emergenza, resta ferma sui suoi obiettivi climatici), il mondo intero e le future generazioni inserite in Costituzione lo scorso 8 febbraio.
Al di là delle aspettative più o meno alte a seconda di chi le proferisce, la Cop27 sarà probabilmente una Cop di transizione rispetto a quella di Glasgow.
“Gli obiettivi ambiziosi di mitigazione sono stati fissati l’anno scorso. L’obiettivo ora è mantenerli” – ha detto Modiano.
Vedremo diciamo noi. E ne renderemo conto nei prossimi giorni grazie al supporto di ECCO, che sarà presente con una sua delegazione a Sharm el-Sheikh e che rendiconterà su questo magazine i passaggi salienti della Cop 27.
Per l’occasione l’8 e il 21 novembre, abbiamo previsto anche due dirette nella nostra pagina Instagram in cui commenteremo l’evento in apertura e in chiusura con Andrea Grieco, attivista e Head of Impact di AWorld e Alice Pomiato, divulgatrice e content creator.
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