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Mutualism for sustainable development: il workshop internazionale a Bologna

Rappresentanti del movimento cooperativo, del mondo accademico, dell’attivismo e dell’innovazione sociale provenienti da tutta Italia, da vari paesi dell’Europa e dagli Stati Uniti si sono dati appuntamento nelle sale della Fondazione Barberini a Bologna il 13 gennaio 2023 per confrontarsi sulle prospettive future del mutualismo.

Il momento di confronto è stato organizzato sotto forma di un seminario, intitolato Mutualism for sustainable development, promosso da Coopfond, il fondo mutualistico di Legacoop, in collaborazione con The Mutualist Society, Ashoka Italia, Alma Vicoo, Fondazione Barberini e Change-Makers Magazine.

Ospite d’eccezione della giornata è stata Sara Horowitz, autrice del libro Mutualism, che con il suo intervento di apertura ha condiviso la sua visione per lo sviluppo di una società mutualistica e ha reso omaggio al movimento cooperativo dell’Emilia-Romagna.

Il giorno prima Sara Horowitz aveva tenuto una lectio magistralis all’evento organizzato da Coopfond a Roma il 12 gennaio, per celebrare i 30 anni di attività del fondo mutualistico che supporta lo sviluppo delle imprese cooperative italiane aderenti a Legacoop.

Il Mutualismo è una sorta di “gene primario” della Cooperazione che caratterizza anche tante organizzazioni ibride che cooperative non sono, ma che fondano il loro agire economico e sociale sulla reciprocità e sulla solidarietà; su quello che Paolo Venturi e Flaviano Zandonai hanno definito Neomutualismo.

Il mutualismo sembra un reperto sopravvissuto all’ingiuria dei tempi, eppure è ancora lì, al crocevia di tanta vita sociale e pronta a offrire energia a molteplici esperienze della contemporaneità, quasi come exit strategy di un modello di sviluppo attraversato ormai da crisi molteplici e ricorrenti. Una “multi-crisi” che non è uguale per tutti, visto che a farne le spese sono i più svantaggiati e fragili: gli impoveriti, non solo economicamente, dalle crescenti disuguaglianze e i marginalizzati da montanti derive identitarie e escludenti.

Ecco che il mutualismo emerge come traiettoria solidale che richiama le sue radici biologico-evolutive, indagate un secolo fa da Pëtr A. Kropotkin con il suo monumentale Il Mutuo appoggio. Un fattore dell’evoluzione citato nel suo intervento da Federico Mento direttore Ashoka Italia.

Il mutualismo oggi

Oggi il mutualismo può diventare software delle future società senza insistere su una sua presunta superiorità morale – l’altruismo buono vs l’egoismo cattivo – ma per mettere in evidenza le esternalità positive che tale pratica riesce a generare sulla comunità, soprattutto in termini di più equa redistribuzione del valore generato, favorendo prosperità diffusa, e per l’allargamento della partecipazione dei cittadini anche alla sfera economica e non solo politica; aspetto questo sancito dall’articolo 3 della nostra costituzione.

In questo senso si può dire che la Mutualità favorisce fiducia e contribuisce a generare capitale sociale; stimola l’organizzazione della domanda e dei bisogni e presuppone impegno e partecipazione, nella definizione delle strategie e nei processi di decisione. Ma vediamo meglio.

Cosa caratterizza i mutualisti oggi?

Secondo Sara Horowitz – intervenuta dopo l’introduzione al seminario di Paola Bellotti direttrice sostenibilità e sviluppo di Coopfond – sono tre gli aspetti salienti.

Principio 1: i mutualisti formano comunità solidaristiche, ciascuna con dei propri confini definiti entro uno spirito di solidarietà. È qualcosa di diverso dai commons, beni comuni sicuramente indispensabili, ma non necessariamente basati su un principio solidaristico.

Principio 2: le realtà mutualistiche sono dotate di un meccanismo economico comune che consente alla comunità di disporre di proprie entrate, di controllarle e reimmetterle nella comunità stessa.

Principio 3: i mutualisti creano istituzioni in un’ottica di lungo periodo per innervare nelle istituzioni create, quelle conoscenze da tramandare di generazione in generazione oltre la vita dei singoli individui.

A problematizzare il tema ci ha pensato Flaviano Zandonai sociologo e open innovation manager, del Gruppo Cooperativo CGM, che ha confessato con la consueta verve, i suoi due dilemmi mutualistici per offrirli in forma di domande aperte al variegato consesso.

Dilemma 1: Per promuovere un mutualismo con la comunità è ancora adeguato l’approccio multi-stakeholdership che rischia di segmentare troppo le istanze o non è forse da preferire un approccio più “integrale” centrato su sfide e risorse comuni, come del resto cominciano a fare alcune neonate cooperative di comunità?

Dilemma 2: La seconda questione posta da Zandonai riguarda invece il ruolo del mutualismo per nuovi modelli di “crescita”; come si fa a “scalare” se le reti mutualistiche in alcuni settori chiave dell’economia e della coesione sociale del nostro Paese – agricolo, assistenziale, grande distribuzione organizzata, credito, ecc. – lavorano a silos (anche per la regolazione normativa) faticando a interagire e inibendo così la nascita di nuovi modelli ibridi di organizzazione mutualistica a rete tra diversi settori?

Digital Mutualism

Naturalmente non poteva mancare la riflessione sul ruolo delle tecnologie nei movimenti a trazione mutualistica. Ne hanno parlato in successione Michael Zargham, Chief Scientist and System Architect, Founder e CEO di Block Science, Ivana Pais, Professoressa ordinaria di Sociologia economica, facoltà di Economia dell’Università Cattolica e Piero Ingrosso Responsabile Area Innovazione, Legacoop Bologna, e Vicepresidente Alma Vicoo – Centro Universitario per la Formazione e la Promozione dell’Impresa Cooperativa.

Zargham, che si è definito un “Digital civil engineer” ha centrato il suo intervento sulle influenze della koinè tecnologica sulle comunità e sull’opportunità di disegnare tool digitali a misura dei contesti locali, per sperimentare nuovi business models, allineati con gli scopi specifici di ogni comunità e con i valori di riferimento dei propri membri.

In questo senso una direzione molto promettente è fornita dalle Dao, organizzazioni digitali autonome e decentralizzate che consentono a community di utenti di associarsi per raggiungere un obiettivo comune, immagazzinando (cripto)risorse e dotandosi di una propria struttura.

Nello stesso solco si è sviluppato l’intervento di Ivana Pais che dopo aver tracciato brevemente la parabola della sharing economy trasformatasi in platform capitalism, ha ribadito l’inefficacia di un approccio “copia e incolla” di tecnologia, e indicando come illusoria la speranza che sia sufficiente una governance cooperativa per fare “platform cooperativism”. Se vogliamo guardare alle prospettive del mutualismo nell’economia delle piattaforme, ha detto la Pais, sarà necessario osservare la presenza di logiche mutualistiche all’interno di complessi disegni istituzionali oltre che tecnologici. Scommessa interessante ma tutt’altro che semplice.

Infine, Piero Ingrosso ha presentato l’impianto di Vicoo Platform l’acceleratore di community per la creazione piattaforme cooperative nato a Bologna. Un modello alternativo a quello estrattivo, capace di redistribuire valore tra le comunità del territorio, tutelando utenti e lavoratori. Un modello raccontato in un white paper dove si sostituisce alla prototipazione basata sull’ MVP (Minim Viable Product) tipico dei programma di accelerazione mainstream, il MVC (Minim Viable Community) la minima comunità di valore, ovvero una minima comunità di pratica, di scopo e di interesse: il nucleo essenziale e conditio sine qua non, a partire da cui si può sviluppare un progetto di piattaforma digitale cooperativa.

Gruppi di lavoro per “cercare ancora”

Dopo questa prima parte i presenti si sono divisi in tre gruppi, coordinati da Paola Bellotti, Federico Mento e Piero Ingrosso, per rispondere collettivamente a tre domande chiave al fine di elaborare un contributo alla costruzione del Manifesto del Mutualismo e al dibattito globale attorno a questa practice:

Gruppo 1) Come può il tema del mutualismo acquisire egemonia nell’attuale spazio culturale italiano ed europeo?

Gruppo 2) Come possiamo ampliare le frontiere del movimento cooperativo in modo da accogliere le nuove istanze mutualistiche che stanno nascendo nelle comunità?

Gruppo 3) Come può l’Italia dare un contributo al movimento globale del Mutualismo che si sta costruendo?

La restituzione in plenaria, a cura dei coordinatori, è stata ricca e convincente, stimolando ulteriori interventi dei partecipanti al workshop che hanno chiesto a più voci di dare un seguito a questo appuntamento, promuovendo altre iniziative tese consolidare lo sviluppo di un movimento mutualistico internazionale.

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