Quando Greta Thunberg si proietta nel 2078 all’età di 75 anni, circondata da figli e nipoti, che le chiedono conto del disastro climatico in cui vivranno e di quando era ancora possibile fermarlo, non fa solo un esercizio retorico di grande efficacia.
Proiettandosi nel futuro Greta vede se stessa e il mondo.
Fa un esercizio di vision che invece sembra mancare a molti adulti di oggi, che si meritano lo sberleffo del suo “bla, bla, bla”.
In effetti le chiacchiere stanno a zero.
Dalla Convenzione quadro Onu, firmata a Rio nel giugno 1992, a oggi, non si vedono significativi passi avanti in fatto di cambiamenti climatici, dovuti principalmente alle emissioni di CO2.
É vero, un po’ ci abbiamo creduto dopo Kyoto e Parigi.
Ma la realtà è che il mondo ha pressoché sprecato un quarto di secolo con 26 COP.
Da COP a GOP
Già, le COP ovvero le Conferenze delle parti.
Quasi inutili alla prova dei fatti, tanto che sarebbe il caso di cambiargli il nome e chiamarli GOP: Games of parties, giochi delle parti.
Un gioco dove “le parti”, che poi sono gli Stati, possono pure barare e truccare i dati delle emissioni di CO2 come hanno rilevato in un monumentale report, 6 eccellenti giornalisti del Washington Post.
Un gioco, e lo si è visto anche di recente a Glasgow, dove sono venuti allo scoperto i “ritardisti”, una sorta di linea di arretramento tattico, dei negazionisti del riscaldamento globale.
Sono quelli del cambiamento graduale.
Quelli che, se transizione deve proprio essere, che almeno sia dolce.
Perché affannarsi sul 2050? Meglio il 2060 o il 2070.
Tanto, come diceva Keynes “nel lungo periodo saremo tutti morti”.
Greta & company magari no.
Ma loro, i capi di Stato che oggi decidono per tutti, quasi sicuramente sì, visto che la loro età media calcolata a Glasgow supera i 60 anni.
Giustizia intergenerazionale.
E dire che fu proprio nel corso dell’Earth Summit delle Nazioni Unite a Rio de Janeiro del 1992, che, per la prima volta, si sancì, il principio di tutela della giustizia intergenerazionale.
In quella sede si attibuì, alle generazioni future una vera e propria posizione giuridica soggettiva, basata sul diritto alla conservazione delle risorse naturali da parte delle generazioni attuali.
Un diritto posto in capo a soggetti non ancora nati.
Anche qui, col senno di poi solo “Bla bla bla” e memoria corta.
Ebbene, di fronte a tanti egoismi dei “grandi” del mondo, forse è il caso di prestare attenzione ai “piccoli”, perché come dice Greta “You are never too small to make a difference”.
Non sei mai troppo piccolo per fare la differenza.
La differenza tra un picnic nella natura o un picnic all’inferno.
Musica maestro!