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L’economia giusta della cooperazione. Intervista a Marisa Parmigiani

Martedì 5 luglio sarà presentato presso l’auditorium Biagi a Bologna un documento frutto del lavoro congiunto di Forum Disuguaglianze e Diversità e Fondazione Unipolis in collaborazione con Coopfond. Il titolo dell’evento in parte ne svela le intenzioni: Per un’economia più giusta la cooperazione come argine delle disuguaglianze e abilitatore di giustizia sociale. 

Ne abbiamo parlato con Marisa Parmigiani, Head of sustainability & Stakeholder management del Gruppo Unipol dal 2010 e dal 2018 anche Direttrice della Fondazione Unipolis. 

Tra i suoi tanti scritti segnaliamo Siamo tutti stakeholder per Maggioli editore e Obiettivo Comune, Edizione ambiente.

Cooperazione come dispositivo economico più giusto e come argine alle disuguaglianze. Perché avete sentito il bisogno di ribadire questo ruolo della cooperazione?

Questo lavoro nato dalla collaborazione con il Forum D&D parte dall’esigenza di dilatare lo spazio di riflessione del Forum attorno al modello cooperativo, visto che fino a oggi è limitato alla tesi sui Workers buyout. Ecco che, insieme, abbiamo ritenuto opportuno  verificare il modello cooperativo come una risposta importante alle disuguaglianze.

Un tema evidenziato già prima della pandemia, quando abbiamo iniziato a lavorarci, e che oggi ci sembra ancora più urgente. 

Per questo il 5 luglio, in prossimità della giornata mondiale della cooperazione,  usciamo con un documento congiunto che in qualche modo vuole essere una sorta di 16ª tesi del Forum D&D.  

La vostra proposta si muove lungo due linee. La prima è rendere visibile il ruolo della cooperazione. Perché non lo è oggi? La seconda amplificare con ulteriori proposte il ruolo della cooperazione: quali sono le principali policy che proponete?

Sul primo punto confesso che è una domanda che mi faccio spesso anch’io. Nel senso che per noi che viviamo nel mondo della cooperazione, la cooperazione sembra essere un dato di fatto scontato.

In realtà, quando esci dal nostro mondo ti accorgi che non è così.

Innanzitutto perché la cooperazione non la si studia a scuola, dove si sposa il modello capitalistico e quindi come nascono le corporation e le S.p.A. Se ti va bene studi un po’ di cooperazione se fai economia o se decidi di tua iniziativa  un orientamento di studi in tal senso. 

Manca la formazione scolastica, anche negli istituti superiori.  Manca la narrazione e anche i media non contribuiscono in tal senso. 

Proviamo a spiegare meglio.

Voglio dire che tanti giornalisti spesso generalizzano gli interlocutori, facendo passare la cooperazione come un “unicum” e questo crea confusione.

Ad esempio, se una cooperativa sbaglia, spesso non si verifica se è una cooperativa spuria e non ci si attiene al fatto in sé, ma si finisce per far ricadere sull’intero mondo cooperativo il problema. Questo non accade se a sbagliare è, chessò, una srl uninominale.

Torniamo alla seconda domanda. Quali sono le principali policy che proponete?

Le tesi che proponiamo sono diverse. La prima riguarda la governance

Se la cooperazione vuole essere leader nella lotta alle disuguaglianze dobbiamo far rinascere la nostra inclusività e quindi dare una risposta adeguata a donne e giovani. Si tratta di un tema che attraversa tutta la riflessione e che va dagli aspetti di governance, a partire dalla composizione dei consigli d’amministrazione, fino a quelli di gestione e di impatto sociale.

Un altro aspetto importante è, come dire, quasi di natura ontologica. Mi spiego: la cooperazione è per sua natura multi stakeholder per via della duplice natura del socio che è nello stesso tempo proprietario della cooperativa, ma anche sovente lavoratore o utente o consumatore ecc. Ebbene questo tratto distintivo e identitario della cooperazione va potenziato.

Come? 

Una proposta che facciamo è di avviare la sperimentazione di Consigli del Lavoro e della cittadinanza. Per garantire e dilatare la rappresentanza e la partecipazione degli stakeholder del territorio e dell’impresa cooperativa, includendo nel governo dell’impresa la comunità.

Comunità intesa come soggetto protagonista e non solo come insieme di utenti.

Infine c’è il tema della formazione, non tanto come serie di abilità, ma più come processo di costruzione  di consapevolezza e di partecipazione.

Perché abbiamo bisogno di molta più partecipazione, ovvero di passare da una partecipazione, se vogliamo, più formale, a una partecipazione sostanziale.

Abbiamo visto alcune delle proposte che fate, ma proviamo ad individuare l’azione più importante in quanto a potenziale generativo. Quell’azione cioè in grado di mettere in atto circoli virtuosi sul piano economico, sociale e ambientale come se fosse la prima tessera di un domino.

Secondo me, la cooperazione ha bisogno di rinnovare le persone e le logiche e per rinnovare le persone e le logiche  abbiamo bisogno di attrarre giovani. 

Per attrarre i giovani abbiamo bisogno di lavorare sulla narrazione. Perché i giovani non ci conoscono, anche per le ragioni dette prima, quindi non ci cercano e non si mettono in gioco su questo terreno nei volumi che sarebbero auspicabili. 

Quindi, per riassumere, credo che il primo lavoro da fare sia proprio sull’inserimento e la valorizzazione dei giovani e qui potremmo aprire capitoli interi.

La cooperazione è un sistema economico è sociale “realizzato” visto che è il più vasto movimento non politico o religioso del pianeta. La mia impressione è che però non sia riuscito a realizzare un “sistema culturale” all’altezza delle sue dimensioni. É così? E se sì, come si può uscire dall’angolo buio?

Ritengo che la cooperazione abbia bisogno di costruire molta più sinergia e connessione tra le azioni delle diverse cooperative e poi di un’ottima cassa di risonanza.

In sintesi credo ci sia bisogno che i linguaggi che parlano le tante cooperative, siano più omogenei per poter essere tra di loro amplificati e riuscire così a parlare a tutti, e non ai soli cooperatori. 

Assumendo un approccio inclusivo, che sappia fare sintesi tra 6° (cooperazione tra cooperative) e 7° principio cooperativo (interesse verso la comunità).

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