Dello Zero abbiamo detto.
Siamo destinati a finirci dentro prima o poi. E questa cosa, lo capisco, ci spaventa.
Ci fa orrore, come la morte. Che abbiamo espulso dalle nostre vite ci dice Byung-chul Han ne La società senza dolore: Perché abbiamo bandito la sofferenza dalle nostre vite.
Abbiamo una fottuta paura della morte. Ecco perchĆ© in Silicon Valley stanno buttando un mare di soldi per comprarsi lāimmortalitĆ .
Non ci credete? Leggetevi Essere una macchina di Mark O’Connell.
Ci troverete il sogno allucinato dei transumanisti che puntano a vivere 500 anni e più e per farlo sono pronti a farsi ibernare in capannoni criogenici dentro cilindri d’acciaio in attesa di risvegliarsi nel futuro.
Un affarone per le future generazioni!

E se lo zero ci impaurisce e ci rimbambisce allora proviamo ad arretrare sul āmenoā.
Almeno meno
Proviamo a menare il meno. A farlo diventare termostato delle nostre vite bulimiche.
A sollevarlo dallāabisso in cui in cui lo abbiamo scaraventato.
Il Meno può diventare porta dāaccesso di una vita che prova a semplificarsi.
Proviamo. Per costruire, un passo alla volta, una sorta di tensione verso il vuoto.
E di critica del troppo pieno.
Per uscire dellāoverload: di informazione, di oggetti, di immagini e di suoni, di stimoli sensoriali e di appuntamenti in agenda.
Che finiscono, con la loro frenesia, per anestetizzarci dal dolore e pure dal piacere. Dalla gioia e dalla tristezza.
Serve provare a smarcarsi.
Dai tanti palliativi che il consumo ci inietta in corpo ogni giorno. Come una dipendenza da cui non riusciamo a sottrarci.
Come un analgesico che ci rimbambisce.
Non ĆØ lāhorror vacui che deve impaurirci ma lāhorror pleni, come anni fa ci faceva capire il genio di Gillo Dorfles.Ā
Ć una questione dāigiene. Mentale innanzitutto.
Non siete convinti? Volete comunque un poā di più (+)? Vi serve una terapia a scalare?
Eccolo qui il metadone del meno con un poā di più dentro. In inglese che fa più figo.
Less is more
Tanti attribuiscono questa espressione allāarchitetto tedesco Ludwig Mies van der Rohe che non era uno qualsiasi. Fu, dopo Gropius, direttore della scuola del Bauhaus, una comunitĆ di pratica che ha impresso un segno indelebile nella storia della cultura contemporanea. Ci rimase fino alla chiusura di quellāesperienza nel 1933, con lāavvento del nazismo.
Scappato dalla Germania e rifugiatosi negli Stati Uniti questāuomo diventa praticamente lāalfiere di unāarchitettura allāinsegna dellāessenziale: āpelle e ossaā come si arrivò a dire.
Pare però che lāespressione Less is more il buon LudwigĀ lāavesse sentita da Peter Behrens lāarchitetto suo mentore che magari lāaveva letta nella poesia Andrea del Sarto (1855) di Robert Browning (1812ā1889) il primo uomo sulla terra di cui si potĆØ ascoltare la voce registrata dopo morto.
Vi basta la controspinta di questa retrostoria del Less is more per amare il meno?
Se vi cimentate potrebbe portarvi lontano: in pieno rinascimento visto che Andrea del Sarto era contemporaneo di Leonardo, Raffaello e Michelangelo.
Ma questi sono fatti vostri.
A me interessa il meno come concetto da impiantare nella contemporaneitĆ .
A me interessa far riaffiorare il polo negativo delle nostre esistenze sbilanciate sullāaddizione.
Sul positivo a tutti i costi.
Positivo e negativo
Non vi ha stancato questāorgia di pensiero positivo dāaccatto? A me sƬ.
Questa paura del dolore? Byung-chul Han la chiama algofobia. E pensa sia un nuovo paradigma della contemporaneitĆ .
āNoi viviamo in una societĆ della positivitĆ che tenta di sbarazzarsi di tutto ciò che ĆØ negativo. Il dolore ĆØ la negativitĆ per antonomasia. Anche la psicologia segue questo cambio di paradigma e passa dalla psicologia negativa intesa come <<psicologia della sofferenza>> alla <<psicologia positiva>> che si occupa del benessere, della felicitĆ e dellāottimismo. I pensieri negativi vanno evitati e immediatamente sostituiti da pensieri positivi.ā
In questa bolla positiva, anche lāarte, che ĆØ lāincubatore del pensiero futuro, balbetta.
La sottrazione dell’arte
Il massimo che riesce a fare ĆØ cercare lāabbraccio tra tecnologia e capitale con gli NFT (non-fungible token) ovvero certificati digitali di unicitĆ , basati su tecnologia blockchain, che arrivano a valere milioni di dollari.
E che probabilmente prefigurano unāennesima bolla speculativa e montagne di emissioni di gas a effetto serra.
A farne le spese anche Banksy bruciato (Morons) e frazionato (Flower Thrower) per il nuovo business degli NFT.
Che sono speculazione iconoclasta. Niente a che fare con la forza generatrice dello zero.
Lo zero lo trovate nel Quadrato nero di Kazimir MaleviÄ che a proposito del suo quadro disse:
āĆ da zero, nello zero, che il reale movimento dell’essere cominciaā.
Ma se lo zero vi inquieta ancora vi propongo le sottrazioni di Emilio Isgrò: le sue meravigliose cancellature, perchĆ© come ci dice lāartista siculo-milanese
āCancellare non ĆØ negare, ma arare il campo della scrittura dove far nascere nuovi sogni e nuovi pensieriā.